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Anno edizione: 2019
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Quella degli alpini italiani è una storia straordinaria. Fondati nel 1872 come piccolo corpo specializzato addestrato a difendere i valichi di montagna, le «penne nere» crebbero rapidamente sia nei numeri che nell'immaginario pubblico.
«Quando ebbe costruito il nuovo essere il buon Dio così parlò: "Tu avrai la forza dell'aquila, la sveltezza del camoscio, l'occhio acuto come la lince, il cuore prudente come la marmotta. La tua vita non sarà felice tra i dirupi e nessuno meglio di te saprà sentire e godere il fascino del monte, che è quanto di meglio io ho fatto"».
Attraverso una serie di paradossi (le prime battaglie della loro storia vennero combattute durante guerre di aggressione coloniale in Africa, e non per difendere i confini) guadagnarono la fama di soldati devoti e disciplinati, coraggiosi e indistruttibili. Una nomea che in un'Italia affamata di eroi li elevò da semplici ingranaggi dell'esercito a protagonisti della vita nazionale. Tutti giovani sui vent'anni racconta la loro storia. Non attraverso le battaglie che hanno combattuto, benché le guerre di 150 anni costituiscano le scansioni delle sue pagine. Piuttosto, attraverso un viaggio nella cultura italiana: opere letterarie, film, canzoni e disegni che hanno costruito questo mito umano e guerriero unico nella storia nazionale (e probabilmente al mondo). Un mito nato ai tempi della Grande Guerra, sopravvissuto al fascismo e alle disfatte della Seconda guerra mondiale, all'umiliazione dell'8 settembre e della sconfitta, all'occupazione e alla demilitarizzazione del paese dopo la pace di Parigi del 1947. Risorto, in modo apparentemente incredibile, attraverso settant'anni di storia repubblicana, quando gli alpini divennero i prototipi di un nuovo modello di soldato europeo: non più l'eroe guerriero trionfante e sterminatore, ma il buon samaritano in uniforme, caritatevole e generoso, pronto al sacrificio non per espugnare un obiettivo ma per salvare vite e confortare le vittime dei disastri naturali. Un ruolo di straordinaria popolarità la cui fine sarebbe stata decretata solo dallo spegnersi, dopo due secoli di tradizione rivoluzionaria e nazionale, della coscrizione obbligatoria, l'istituto su cui si basava l'esistenza stessa dell'alpino come buon cittadino-soldato.
Indice
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Credo che non esista in Italia un corpo militare più amato di quello degli alpini, tenaci, ardimentosi e pronti all’estremo sacrificio in guerra, disponibili al massimo a essere di aiuto, nel caso di grandi calamità, in tempo di pace. Sono un qualche cosa a sé stante, un raggruppamento di cuori, di teste, di braccia e di gambe tese a un unico scopo, quasi si trattasse non di migliaia di individui, ma di uno solo. Esiste uno spirito che li lega e che li fa sentire vicini sempre, anche dopo il servizio militare, anche non in occasione del raduno nazionale che ogni anno li vede presenti assai numerosi e festanti. Ed è uno di loro che ha voluto scriverne la storia, poiché Marco Mondini, docente di Storia contemporanea all’Università di Padova, ha fatto il servizio militare in quel corpo come ufficiale di complemento. Questa circostanza avrebbe dovuto essere di buon auspicio per la riuscita del libro, ma, pur non disconoscendo all’autore un rigore scientifico proprio dello studioso, devo lamentare che parte troppo da lontano prima di arrivare al nocciolo della questione, cioè di parlare della nascita e delle vicende di questo corpo; infatti, effettua delle considerazioni preliminari, pure interessanti, ma tediose e che quindi mal predispongono il lettore. Si sarebbe potuto dire le stesse cose in modo diverso, più lieve, ma soprattutto più corto, e credo proprio che il risultato sarebbe stato assai migliore. A scanso di equivoci, non è che ci troviamo di fronte a un’opera non riuscita, ma con l’aggiunta anche di una maggiore partecipazione, senza per questo dover scivolare in aspetti retorici, il giovamento in termini di qualità e, soprattutto, di gradevolezza non sarebbe stato per niente trascurabile.
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