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Questo libro, tra le ultime uscite della collana ‘Einaudi Storia’, non aspira in alcun modo a proporsi come un bilancio complessivo della tragica vicenda relativa alle spoliazioni delle quali gli ebrei d’Europa furono vittime tra il 1933 e la fine della guerra. Si parte da una foto scattata poco dopo la guerra nei pressi di Treblinka. La foto ritrae un gruppo di contadini che si riposano dopo la mietitura, o così sembra, almeno, a prima vista. A guardar bene, i contadini ritratti nella foto sono raccolti attorno a un mucchio di ossa umane: resti delle vittime sterminate nel campo tra il 1942 e il 1943. Un raccolto macabro, dunque: beni dispersi, l’oro dei denti, averi scampati agli assassini nazisti. Da qui un conciso bilancio che, insieme alla questione delle spoliazioni, affronta più in generale il tema della Shoah, specie in relazione alla Polonia occupata: riflettendo su una serie nutrita di implicazioni in termini che ricordano, pur entro certi limiti, il dolente riflettere del Primo Levi de ‘I sommersi e i salvati’.
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