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Libro di rara intensità da leggere insieme al successivo di Carrère, "D'autres vies que la mienne", per conoscere più in profondità questo scrittore davvero complesso e difficile. Il libro abbraccia tre anni della sua vita. Tre anni di grande sofferenza, vissuti con lo scopo di superare il blocco che rappresenta nella sua vita la figura di suo nonno paterno, rapito alla fine della seconda guerra mondiale e mai più tornato. Le origini della famiglia della madre di Carrère, una delle più importanti scrittrici francesi, è la Georgia, e per questo Carrère decide di scrivere degli appunti e di girare un docu-film in uno sperduto paese della Russia in cui ha vissuto per cinquant'anni un reduce ungherese poi miracolosamente tornato a casa. La figura di questo reduce richiama alla mente dell'autore quella di suo nonno, e svolgendo questo lavoro pensa di liberarsi finalmente dal peso che quest'uomo ancora esercita su di lui. Insieme a questa storia nel libro troviamo anche la storia d'amore tra Carrère e Sophie, intrisa di passione e di una tortura psicologica reciproca che diventerà insostenibile per entrambi. La storia del nonno di Carrère, del suo viaggio in Russia e del suo amore per Sophie occupano tutto il libro, che però è dedicato alla madre dell'autore, attraverso una commovente lettera finale. Un racconto duro e triste, fatto di amore, odio, follia e speranza. Carrère stesso lo dice...a lui piacerebbe scrivere racconti d'amore, dominati da sorrisi e da buoni sentimenti, ma tutto ciò sembra proprio non volere uscire dalla sua penna. Ed allora scrive di queste cose con la speranza che scriverne lo renda e ci renda liberi finalmente dai nostri pesi e da ciò che opprime in qualche modo le nostre vite. Mi piace di Carrère anche la sua estrema schiettezza. Da questo libro non emerge un bel ritratto di lui. Percepiamo invece tutta la sua insicurezza e tutti i suoi fantasmi. Aprirsi è forse il suo modo per cercare di liberarsi da questi stessi fantasmi.
Libro di rara intensità da leggere insieme al successivo di Carrère, "D'autres vies que la mienne", per conoscere più in profondità questo scrittore davvero complesso e difficile. Il libro abbraccia tre anni della sua vita. Tre anni di grande sofferenza, vissuti con lo scopo di superare il blocco che rappresenta nella sua vita la figura di suo nonno paterno, rapito alla fine della seconda guerra mondiale e mai più tornato. Le origini della famiglia della madre di Carrère, una delle più importanti scrittrici francesi, è la Georgia, e per questo Carrère decide di scrivere degli appunti e di girare un docu-film in uno sperduto paese della Russia in cui ha vissuto per cinquant'anni un reduce ungherese poi miracolosamente tornato a casa. La figura di questo reduce richiama alla mente dell'autore quella di suo nonno, e svolgendo questo lavoro pensa di liberarsi finalmente dal peso che quest'uomo ancora esercita su di lui. Insieme a questa storia nel libro troviamo anche la storia d'amore tra Carrère e Sophie, intrisa di passione e di una tortura psicologica reciproca che diventerà insostenibile per entrambi. La storia del nonno di Carrère, del suo viaggio in Russia e del suo amore per Sophie occupano tutto il libro, che però è dedicato alla madre dell'autore, attraverso una commovente lettera finale. Un racconto duro e triste, fatto di amore, odio, follia e speranza. Carrère stesso lo dice...a lui piacerebbe scrivere racconti d'amore, dominati da sorrisi e da buoni sentimenti, ma tutto ciò sembra proprio non volere uscire dalla sua penna. Ed allora scrive di queste cose con la speranza che scriverne lo renda e ci renda liberi finalmente dai nostri pesi e da ciò che opprime in qualche modo le nostre vite. Mi piace di Carrère anche la sua estrema schiettezza. Da questo libro non emerge un bel ritratto di lui. Percepiamo invece tutta la sua insicurezza e tutti i suoi fantasmi. Aprirsi è forse il suo modo per cercare di liberarsi da questi stessi fantasmi.
Non lo so, ma dopo Limonov avevo alte aspettative. Certo, lì parliamo di un romanzo, forse il migliore di Carrere, ma questo qui è una biografia tronfia, poco interessante e decisamente non bella. Fra l'altro ho trovato decisamente sotto tono l'autore, sarà forse per causa della produzione ormai “industriale” delle sue opere. Consigliato solo se siete fan di Carrere e non volete perdervi nessuno dei suoi libri, altrimenti è meglio rileggersi Limonov e restare su quelle pagine.
Recensioni
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