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A differenza di buona parte dei suoi colleghi, Sabadin non guarda il web come un nemico da combattere, ma valuta in maniera ottimistica le grandi possibilità che fanno del periodo in cui viviamo una sorta di epoca dell’informazione pienamente dispiegata. Il libro è ricchissimo di citazioni e di esperienze provenienti da tutto il mondo, dimostrando che all’autore non interessa tanto teorizzare una informazione multimediale quanto mostrare che sia già una realtà di fatto dalla quale non possiamo prescindere. L’autore riporta le iniziative che avvengono in tutto il mondo in riferimento al citizen journalism: il tabloid gratuito Bluffton Today è interamente scritto dai cittadini, mentre la redazione di professionisti si occupa della scelta degli articoli da pubblicare; la BBC non solo accetta contributi degli spettatori, ma insegna come redigere le notizie, sottoponendo le produzioni amatoriali alla supervisione di un giornalista; uno spazio importante dedicato ai cittadini è stato realizzato dal New York Times e da testate italiane come La Repubblica e La Stampa. Il futuro dei quotidiani non può risolversi nel semplice passaggio dal supporto cartaceo a quello elettronico; tale trasformazione, infatti, comporta un radicale cambiamento sia della forma che della sostanza. L’elaborazione di una nuova grafica, più moderna e pratica, va di pari passo con un giornalismo fatto di articoli brevi, di facile lettura e in “tempo reale”. E se il web è il luogo per eccellenza dell’interazione, allora i giornali non potranno riproporre al lettore una semplice fruizione passiva dei contenuti, ma saranno obbligati a coinvolgerli includendoli nell’elaborazione delle notizie.
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