Un libro storico interessante per l'argomento trattato, ma io l'ho trovato un po' noiosino nelle descrizioni.
Il libro di Blanche e Marie
Albori del Novecento, Parigi, un crinale storico, artistico e scientifico di portata rivoluzionaria. Marie Curie e la sua assistente, Blanche Wittman, un tempo paziente prediletta del celebre dottor Charcot, stanno terminando la ricerca che porterà alla scoperta del radio. Profili di una galleria straordinaria di interpreti e testimoni: August Strindberg e Sigmund Freud, ancora studente, spettatori delle teatralizzazioni che Charcot dirigeva per le sue tesi, Pierre Curie, già Nobel per la fisica, Einstein e Paul Langevin, che diventerà l'amante di Marie, ma anche i cafè di Montmartre che celebravano in quegli anni la "Danse des fous" di Jane Avril, un tempo come Blanche internata alla Salpêtrière e ora musa di Toulouse Lautrec. Il libro delle domande che Blanche scrive altro non è che un interrogarsi sconvolgente sulla natura profonda dell'amore, sulle connessioni che legano arte, scienza, rivelazione e vita.
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Autore:
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Anno edizione:2007
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Elena 12 gennaio 2025Interessante
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LIZIA DAGOSTINO 07 novembre 2015
Le donne e la follia. Blanche, Marie e le intelligenze della mente femminile. Due regine in cui isteria e genialità rivelano una possibilità di ricerca scientifica. Una pazza, una strega e il tempo mancato della profezia. I corpi delle donne come geografie di conoscenza. “Un anno dopo Blanche si ammalò per la prima volta. Era incomprensibile. La prima operazione le costò il piede destro. Fu così che cominciò. Ma per lungo tempo Blanche avrebbe ricordato quella domenica pomeriggio in cui lei e Marie, due donne belle, sole in laboratorio, mano nella mano davanti all’inspiegabile miracolo, si erano ritrovate avvolte da quei colori e da quelle misteriose radiazioni che, senza che ne fossero consapevoli, rappresentavano l’ingresso della modernità in quel museo dell’amore che erano i loro due corpi ancora perfetti.” pp.26-27 Nutro affezione per la storia, un po’ reale, un po’ immaginata da Per Olov Enquist, che ho a lungo custodito, di Blanche Wittman, paziente e cavia del dottor Charcot, (maestro di Freud) e di Marie Curie, la scienziata polacca insignita per due volte del premio Nobel. Il romanzo, attraverso l’utilizzo complesso di numerose tecniche narrative, origina dai quaderni (libro giallo, libro nero e libro rosso) che Blanche lascia alla sua morte. Dolorosamente ereditiamo la possibilità di assumere l’equilibrio mentale come una ricerca continua. Le relazioni si manifestano come il territorio dell’ illuminismo e dell’oscurantismo, dell’amore e della morte, della scienza e della magia. La testimonianza femminile segna la via per contenere tutto in sé, per non lasciar andare via nulla, per rimettersi al mondo, attraverso la coscienza e la conoscenza, in una relazione complessa fra il desiderio, il radio, l’arte e gli uomini. Nella storia di Blanche e Marie riconosciamo e ci riprendiamo la forza profetica femminile che, senza il potere del consenso, custodisce, esorta, edifica, scuote attraverso il discernimento e la capacità di governo. “Lesioni da congelamento nell’anima! Una spina nell’amore! Marie pensava che la storia della ragazza morta fosse inventata. Che Pierre avesse semplicemente paura di lei. Perché era troppo viva per lui. Se ne era lamentata con Blanche: perché gli uomini hanno tanta paura delle donne profondamente vive, al punto che scambiano la forza per la morte, e fuggono?” p.86 “Qual è la formula chimica del desiderio? E perché non esiste un’unità di misura dell’amore, perché l’amore cambia continuamente, a differenza del metro campione, quella decimilionesima parte del quarto di meridiano terrestre, perché non esiste un peso atomico del desiderio, stabilito, premiato, per tutti, per sempre?” p.128
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MARA VINCENZA SCROCCA 25 agosto 2010
E' il primo romanzo che leggo di questo autore e mi riprometto di leggerne altri, è davvero bravissimo, di grande capacità evocativa. La storia privata di queste due donne, unite da una forte amicizia e comprensione, è ricavata da una formula originale, Enquist riporta frammenti di note e appunti, non proprio un diario ma quasi, di Blanche, che riporta frasi, circostanze, considerazioni e analogie fra se stessa e le vicende private della grande Marie Curie, di cui si parla solo come scienziata ma nessuno mai fa cenno al fatto che la stampa francese le si accanì contro con una tale ferocia, con tale disgustoso razzismo per le sue orgini polacche e forse ebree. E non di meno la civilissima Svezia, che saputo dello scandalo che la riguardava all'indomani dell'annuncio del secondo Nobel, le scrivono consigliandole non solo di non ritirarlo ma addirittura di rinunciarvi. Una storia di dolore, non solo fisico ma morale, una storia d'amore, una storia universale.
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