Lieto fine
Un’autopsia incessante dei desideri, delle aspettative e degli errori di una relazione amorosa, in cui emergono risentimenti e incomprensioni. Ma anche una galleria di momenti felici.
«Un racconto senza filtri nel quale tutti possiamo immedesimarci perché tutti abbiamo vissuto almeno un amore travagliato del quale ci è rimasto anche solo un taglietto piccolo nell’anima, ma è lì a ricordarci che non siamo interi.» - Carmen Recupito
Una storia d'amore raccontata al contrario: dalla fine all'inizio. Partendo dai tradimenti, le bugie, le difficoltà, la nascita delle figlie, il matrimonio, l'incanto dell'innamoramento, via via fino al primo incontro, al primo sguardo, alla scintilla. Paradossalmente, al finale felice di una storia che il lieto fine non ha. Antonio e Ángela stanno insieme da tredici anni, ne hanno poco più di quaranta, hanno due bambine piccole, vivono nella costosissima Madrid e lavorano entrambi nel settore culturale. Iniziando dal finale, e cioè dalla loro separazione, Isaac Rosa ripercorre in un lento rewind il loro rapporto, registrandone, come un implacabile sismografo, l’euforia, la stanchezza, le vette, i fallimenti, e allo stesso tempo le vibrazioni più recondite e inconfessabili. Un’autopsia incessante dei desideri, delle aspettative e degli errori di una relazione amorosa, in cui emergono risentimenti e incomprensioni. Ma anche una galleria di momenti felici. «Piena di fascino e libertà, la scrittura di Isaac Rosa invita a riflessioni intense» (Fernando Aramburu).
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Anno edizione:2023

Noi ci amavamo
Le coppie credono sempre, all’inizio della loro storia, che il loro amore sia speciale. Speciale in un modo in cui non lo è l’amore degli altri. Credono di vivere un amore invidiato, sospirato da altre coppie. C’è quella dolce illusione del “per sempre”, del “noi siamo diversi”, del “a noi non accadrà”, invece accade anche, e soprattutto, a quelle persone che si sono amate tantissimo fino ad odiarsi. Tanto l’amore è stato profondo tanto più profonda e lacerante sarà la rottura. Quando ci si lascia non si parla più. Le ragioni della fine di un matrimonio o di un rapporto restano incastrati nei “non detti”, in tutte quelle domande senza risposta che si ha tutto il diritto di fare alla persona che si era scelti per la vita. Quella che resterà per sempre il punto di svolta. Questo libro libera tutte quelle persone che avrebbero voluto e sperato in un dialogo sincero, onesto, senza sbavature o storture, senza lo sbuffare dell’uno o dell’altra nella consapevolezza che il rispetto per l’amore che c’è stato, dovrebbe essere alla base della voglia di chiarire affinché nessuno dei due resti con quella famosa incognita: perché? ‘Volevo davvero capire Quello Che Ci Era Successo, trovare la risposta alla domanda che ho ruminato per tanti giorni e tante notti, la domanda che ancora oggi mi pongo: perché. Perché. Perché.’ Isaac Rosa fa una cosa coraggiosa e ammirevole al contempo: comincia dalla fine. E’ proprio per lo stile narrativo che ho scelto di leggere questo libro. Sappiamo già come finisce la storia dei due protagonisti, cosa ci sarà di interessante? Niente da scoprire! Scopriamo tantissimo invece, scopriamo il loro matrimonio, quello di Antonio e Angela ma soprattutto scopriamo attraverso la loro voce, le motivazioni della loro separazione. Le loro reciproche accuse, i tradimenti, le paure, le angosce, le solitudini. E’ il loro matrimonio ma potrebbe essere il mio o il tuo. In effetti, i rapporti sentimentali fondano la loro riuscita su pochi, semplici, ma soprattutto concatenati, fattori: amore, fiducia, stima. Antonio e Angela si parlano a cuore aperto, in un scambio di battute così vere e sincere che anche le accuse reciproche che si “vomitano” addosso sono indispensabili e comprensibili anche da chi le subisce. Le loro vite e i loro errori ma soprattutto i loro bisogni sono vividi, sono indispensabili alla loro crescita. Antonio e Angela si prendono del tempo e analizzano i loro stati d’animo ma soprattutto le loro azioni. Le loro voci non si sovrappongono mai, il ritmo è sempre di botta e risposta. Alla domanda dell’uno c’è la risposta dell’altra e viceversa. Le versioni non combaciano ed è per questo che il quadro diventa completo per il lettore. Il ricordo del dolore provato da entrambi, in momenti diversi, concorre a motivare accadimenti, atteggiamenti e risposte inaspettate. La complicità di un tempo lascia spazio all’estraneità. Come possono due persone che si sono amate tanto farsi tanto male? Tradire in modo così profondo quella persona alla quale si è dedicato tempo, sorrisi, lettere, parole, respiri e le immancabili canzoni? A questa domanda cercano di rispondere i due protagonisti. Domanda che attanaglia in primis loro stessi. Ne nasce un racconto senza filtri nel quale tutti possiamo immedesimarci perché tutti abbiamo vissuto almeno un amore travagliato del quale ci è rimasto anche solo un taglietto piccolo nell’anima, ma è lì a ricordarci che non siamo interi. I meno fortunati, invece, una storia come Antonio e Angela l’hanno vissuta e allora il “taglietto” è una ferita che come un vulcano, di tanto in tanto, si riattiva magari quando un nuovo sentimento si affaccia nella nostra vita facendoci riscoprire la meraviglia dell’amore, quello che ci fa arrossire abbassando lo sguardo ma che, allo stesso tempo, ci terrorizza perché potrebbe finire facendo eruttare il vulcano. Isaac Rosa questo lo sa, e nelle parole dei protagonisti lascia che si percepisca anche il bagliore di una vita futura che risplenda di nuove consapevolezze. In fondo il titolo del libro evoca pensieri felici di cui tutti dovremmo far abitare le nostre menti. Antonio e Angela si accorgono che finire una storia non vuol dire “perdere” quella persona, l’amore si evolve in qualcosa che può essere davvero “per sempre”. ‘Non dicevamo mai ti voglio bene. Dicevamo sempre ti amo. Si volevano bene i ragionevoli, i cinici, i disfattisti. Noi ci amavamo’


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