La traduzione del saggio di Jacques Geninasca "Il logos del formato" (2002) annoda i fili di un discorso rimasto in sospeso. Nella teoria e nella pratica pittorica di Geninasca le ricerche di Algirdas J. Greimas e di Félix Thürlemann sulla semiotica plastica hanno avuto un seguito felice, a lungo ignorato. In questo articolo, scelto come terzo numero dei Documenti di lavoro, il semiologo svizzero si interroga sulle articolazioni del "formato": uno spazio "rappresentante", enunciazionale, da saper osservare e progettare dove massimo è l'apporto della traducibilità fra arti visive e poesia. Geninasca, diversamente da Thürlemann, riconosce autonomia al formato del quadro - interfaccia dell'oggetto percepito con il soggetto percipiente. E indaga tre casi-studio, "La Flagellazione" di Piero della Francesca, "La Notte stellata" di van Gogh e un fotogramma del video "Motus vivendi" di Carmen Kreis, per distinguere il campo invisibile del formato, sovraordinato alla cornice, la dimensione topologica e la rappresentazione. Lo spettatore attualizza ogni volta una geometria virtuale, percettiva, osservandovi, inscritti, i modi di presa della figuratività.
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