Lume lume - Nino Vetri - copertina
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Lume lume
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Descrizione


Un secondo romanzo che conferma il talento di un giovane scrittore.

«Un libro che consiglio di leggere due volte. Per gustare la rara felicità di scrittura e la capacità d'invenzione, e poi per studiarlo come 'manuale di convivenza col mondo'» - Andrea Camilleri

«Difficile imbattersi in una narrazione che da questa materia possa trarre motivo di sorriso. Perciò la prima cosa che felicemente balza agli occhi leggendo Lume Lume di Nino Vetri è il tono leggero e a volte svagato col quale l’autore riesce a rappresentare la complessa esistenza quotidiana di un quartiere dove convivono etnie, religioni, costumanze, credenze tra loro diversissime. Il protagonista è un giovane palermitano il quale vorrebbe conoscere le parole di un’antica canzone rumena, intitolata Lume Lume, che significa gente, mondo. Impresa che si rivela subito quasi impossibile perché lo svagato protagonista queste parole o le chiede a rumeni troppo giovani per ricordarsene e che comunque preferiscono Ramazzotti, o a non rumeni che a lui sembrano tali. «Comunque si tratta di un esile pretesto che si rivela nella sostanza saldissimo e il più adatto al sistema narrativo di Vetri, che è quello di sistemare una dopo l’altra tante piccole tessere, in ognuna delle quali è contenuta una microstoria compiuta, sino a formare un vasto, movimentatissimo, coloratissimo affresco dentro il quale si muove (i personaggi sono sempre in movimento) un’affascinante, mutante come in un caleidoscopio, grande quantità di figure. Perché se gli abitanti extracomunitari del quartiere hanno comportamenti che possono stupire, bisogna ammettere che anche i comportamenti degli abitanti autoctoni reggono al confronto. La qualità migliore dello sguardo di Vetri (e della sua scrittura) è, a mio avviso, la sua finta oggettività. Vetri infatti sembra non commentare, non giudicare, non intromettersi. Pare voglia raccontare le cose come stanno senza alcuna interferenza. In realtà l’angolazione dello sguardo incantato di Vetri fa sì che il non giudizio non significhi estraneità, anzi. «Niente, nulla gli risulta estraneo o perlomeno distante, esso accoglie tutto, tutto amalgama in un impasto dove al massimo ci può essere qualcosa che sorprende, mai che susciti un netto rifiuto». - Dalla Nota di Andrea Camilleri

Dettagli

9 settembre 2021
127 p., Brossura
9788838942310

Valutazioni e recensioni

  • lingegnerechelegge
    Inclusione e parole

    La postura sembrerebbe quella antropologica, sebbene una narrazione priva di pregiudizi, voglia manifestarci la vita di un quartiere multietnico quale entità autonoma, frutto di un lento processo d’inculturizzazione, dove i simboli significanti vanno oltre le etnie, perché uguali nei valori identitari dell’uomo. Questo libro è un piccolo e grande contributo “… all’uomo in quanto appartenente alla società” (cit. Primitive Culture, Taylor). #lingegnerechelegge

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