Lunatico. Moon Knight. Vol. 1

Marc Spector ha molte identità, siano essi supereroi o personalità alternative create dal suo disturbo dissociativo, ma mai come prima d'ora si era trovato a fare i conti con i suoi molteplici demoni interiori. Intrappolato in un ospedale psichiatrico, dovrà aggrapparsi ad ogni brandello della sua coscienza per cercare di non soccombere alla pazzia. Questa è probabilmente la miglior serie Marvel scritta da Jeff Lemire, ed uno dei più bei cicli sul personaggio di Moon Knight. La fitta trama procede senza intoppi e la scrittura è incredibilmente accattivante, accompagnata da disegni ricchi di dettagli e sperimentazioni grafiche. Un volume da non farsi scappare per quello che si prospetta diventerà uno dei personaggi di punta della Marvel fumettistica.

Il personaggio di Moon Knight é sempre stato di nicchia e meno popolare rispetto ad altri supereroi Marvel. Lo potremmo collocare nei personaggi di fascia B con Pantera Nera, Ghost Rider e Dr. Strange. Eppure, ci sono state molte run di qualità nel corso degli anni.. in particolar modo le ultime ( Warren Ellis e Brian Wood hanno fatto entrambi un ottimo lavoro su questo personaggio). Questa è addirittura migliore sotto molti punti di vista, scorrevole, appassionante e con dei disegni fantastici. Insieme ai volumi di Pantera Nera scritto da Coates e al Visione di King possiamo parlare di migliori letture dell'anno per quanto mi riguarda. Ottima la scelta della Panini di raccogliere questa storie di qualità in volumi belli esteticamente che valorizzano ancora di più le storie. 5 stelle

La discesa agli inferi di Marc Spector ordita da Lemire viene visualizzata con sbalorditivo talento visivo da Greg Smallwood, che con questo lavoro lascerà probabilmente lo status di “promessa” per quello di “rivelazione dell’anno”. Sicuro del proprio talento, Smallwood si concede anche una citazione dei Nighthawks di Edward Hopper, con la Tavola Calda che sembra emergere da una tempesta di sabbia come in un sogno. Completamento ideale al tratto dell’illustratore sono i colori di Jordie Bellaire, ormai certezza assoluta del settore, che con la sensibilità unica della sua palette conferisce stati d’animo diversi a seconda del momento, con colori più slavati all’interno del manicomio e caldi nelle scene d’azione, apporto cromatico fondamentale in una storia in cui il colore si fa paesaggio dell’anima.