Uno squarcio sull’attualità con un punto di vista molto letterario. Coinvolgente, è una lettura scorrevole ma mai banale. Interessante l’approccio russocentrico alla cultura e al modo di pensare occidentale
Dalla Caduta del Muro alla crisi ucraina: Il mago del Cremlino è il grande romanzo della Russia contemporanea e una sublime, sulfurea meditazione sul potere.
«È un libro strano per essere scritto da un italiano, un libro giocato sugli aspetti profondi, retroscena culturali, ideologici, di quello che è uno dei fenomeni più rilevanti della nostra contemporaneità: l'attuale leadership russa». - Gian Arturo Ferrari
Il mago del Cremlino è un romanzo al tempo stesso gelido e caldo. Il suo autore ci immerge nella psiche genialmente tortuosa di Vadim Baranov, l'alter ego romanzesco di Vladislav Sourkov, quello che è stato lo spin doctor di Vladimir Putin fino al 2021. Nel corso di una notte, Baranov, l'uomo conosciuto come il "mago del Cremlino", racconta come abbia contribuito a costruire l'immagine dello "zar" nel 2001, quando quest'ultimo era solo il pallido e sconosciuto ennesimo primo ministro dell'era di Boris Eltsin. Baranov, proveniente dall'avanguardia artistica e dai reality TV, è un uomo colto ma è anche e soprattutto un ideologo fascisteggiante, capace di far leva sul risentimento di Putin, e di legittimare il suo brutale autoritarismo, correggendone il lessico grossolano. Baranov, insomma, contribuisce a fornire alla dittatura una maschera da democrazia e in breve diventa lo spregiudicato artefice della disinformazione esacerbando e incanalando la rabbia del popolo sui social e altrove. Questo romanzo si legge con paura, come una tragedia romana: le persone che hanno portato Putin al potere vengono eliminate o messe in carcere mentre, con l'aiuto di dollari, manipolazioni, attacchi informatici, e il sostegno a movimenti estremisti di ogni tipo, viene creato il mito di una Russia onnipotente capace di controllare le trame più nascoste. L'obiettivo non è quello di prendere il potere ma di creare il caos. Ma al di là della radiografia implacabile del sistema Putin con i suoi cortigiani servili, i suoi oligarchi, i suoi esuli braccati, le sue escort, i suoi killer implacabili, Il mago del Cremlino ci fa sentire il soffio gelido del potere russo. Un impero capace di intrecciare tutti i fili narrativi del grande romanzo russo: da Ivan il Terribile alle "fabbriche di troll" fino alla creazione di uno spaventoso, illusorio affresco che illustra "la storia gloriosa di un popolo mai sconfitto". Un impero per cui la guerra, come l'attualità ci ricorda tragicamente, costituisce l'unico orizzonte di sopravvivenza possibile. Sorretto da una bruciante attualità, questo libro moderno e visionario ha la grazia senza tempo di un classico. L'erudizione, lo stile e l'arte di raccontare di Giuliano da Empoli conferiscono a questo storia cruda e brutale un livello di purezza quasi metafisica. È Il Principe di Machiavelli attraversato dalle nebbie di John le Carré, narrato con le cadenze della grande letteratura russa.
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Anno edizione:2022
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Giulia08 03 settembre 2022Appassionante
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un lettore deluso 03 settembre 2022un’occasione mancata
Giuliano Da Empoli è uno scrittore sontuoso. Racconta con ricchezza di citazioni letterarie l’avvento al potere di Vladimir Putin. Ricorre alla controfigura di Vadim Baranov per narrare le trame che conducono un oscuro funzionario del Kgb al vertice del Cremlino. Tuttavia, a un lettore avvertito non potrà sfuggire che lo snodarsi delle vicende di Baranov ricordano da vicino quelle raccontate con dovizia certosina di dettagli da Catherine Belton nel suo “Gli uomini di Putin”. Anzi. Sembra che l’opera di Da Empoli sia la forma romanzata di quello che a tutt’oggi è l’affresco più completo sulla Russia di questi tempi. Poiché Da Empoli insegna politica comparata a Sciences-Po a Parigi non è che sia stato influenzato dall’opera della Belton pubblicata nel 2020, due anni prima della sua?
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