Le malaveglie. Storie di paura popolare - Filippo Cerri - copertina
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Le malaveglie. Storie di paura popolare
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Descrizione


Alla luce del focolare, nelle lunghe notti di veglia e di attesa delle case di ogni terra e di ogni epoca, nascono storie per non dormire, per alimentare l’inquietudine e ripescare ricordi di tempi andati, tramandare simboli: storie di paura, in cui l’umano e il mostruoso si fondono e confondono. Tra crudeli divinità etrusche e banchetti blasfemi, tra sirene nascoste in un’ansa del Tirreno e demoni che possono donare la rima perfetta, le storie delle Malaveglie nascono dalla stessa esigenza oscura, e si agitano nelle ombre tracciando una cupa geografia del grottesco e del folklore. Le Malaveglie sono meraviglie nere, fiabe sporche raccontate intorno a quei fuochi dove la notte è infinita.

Dettagli

23 ottobre 2024
300 p., Brossura
9791281639140

Valutazioni e recensioni

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    Le malaveglie

    Le Malaveglie è una raccolta di racconti che si muove tra il sussurro e l’incubo, tra la fiaba nera e il folklore contadino, in un viaggio letterario che affonda le radici in una memoria antica. Le storie raccolte in questo libro sono le stesse che un tempo venivano tramandate oralmente, raccontate alla luce tremolante del focolare, durante le veglie notturne, quando ci si radunava per tenere lontano il buio e le sue ombre. Sono racconti popolari nel senso più autentico del termine: nati dalla voce del popolo, cresciuti nel tempo, arricchendosi via via di nuovi dettagli, sfumature, simboli. Il linguaggio dell’autore è sorprendentemente evocativo, poetico, persino lirico, nonostante il tema ruoti attorno alla paura, al mistero e al grottesco. La tensione è sottile, si insinua silenziosa, sembra nascere più dall’interno che da ciò che realmente accade. Le atmosfere rimandano alla vita contadina, a quando la vita era ancora legata alla terra e al ritmo naturale delle stagioni. In luoghi come la Maremma (terra d’origine dell’autore) in cui l’industrializzazione è arrivata tardi, il mondo invisibile ha continuato a vivere. Così riemergono briganti e fate, lupi, spiriti inquieti, sirene e divinità etrusche dimenticate. Sono figure archetipiche, che parlano alle nostre paure ataviche e ci riconnettono a un tempo in cui il confine tra umano e mostruoso era sottile. Il sottotitolo del libro (storie di paura popolare) non è solo una definizione, ma una dichiarazione d’intenti: ogni racconto sembra uscito da una notte senza tempo, narrato da una voce antica ma viva.

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