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Anno edizione: 2014
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«Chi ha roba in mare non ha nulla.»
Nel suo capolavoro, I Malavoglia (1881), Verga racconta la sventurata storia di un gruppo di poveri pescatori siciliani, ponendosi ai vertici della letteratura italiana, senza incorrere nel folklore populista che caratterizzava, e caratterizzerà, molte opere ambientate tra le classi più umili. La vicenda dei Toscano, detti "Malavoglia", di Acitrezza è emblematica della dissoluzione di un mondo che sta per essere cancellato dall'epoca moderna. Lo scrittore siciliano guarda con un velo di nostalgia e compassione all'affannoso dibattersi degli abitanti della "casa del nespolo", ma descrive con estrema crudezza la violenza dei loro rapporti e la loro vulnerabilità di fronte alla Natura e alla Storia.
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Capolavoro della letteratura italiana. Giovanni Verga, considerato il fondatore del Verismo, ci descrive in maniera oggettiva e concreta la dura realtà della Sicilia del 1880, che in alcuni aspetti continua a essere presente ancora oggi. Dando spazio al ceto sociale povero, con la storia di una famiglia di pescatori che subirà sempre più sfortune arrivando a una brutta fine.
Capolavoro della letteratura italiana, trama bellissima, complessa e ricca di colpi di scena che alimentano la suspense del lettore. Lettura piacevole e scorrevole
Sono partita prevenuta nei confronti di questa lettura, profondamente sfiduciata, aspettandomi un lento e noioso romanzo; sono arrivata invece alla conclusione completamente ricreduta. "I Malavoglia" racconta la vita di paese nella Sicilia di fine '800 con modo ironico e leggero, trattando però temi alle volte complessi e delicati, come l'elaborazione del lutto, la perdita di un familiare, la povertà e così via: il racconto riesce a destate curiosità nel lettore, risultando scorrevole e coinvolgente. Rimane, comunque, sempre alto il valore della famiglia, come un faro che illumina le tenebre che caleranno ad uno ad uno sulla vita di tutti i Malavoglia.
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