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“La vera storia del nucleare in Italia” recita il sottotitolo del libro, sebbene dopo la lettura sorga spontanea una domanda: come si può parlare di “verità” quando le vicende narrate coinvolgono la politica e i politici? Gli autori del libro sono sicuramente attendibili e competenti (in quanto sono stati importanti protagonisti dell’avventura internazionale dell’industria energetica italiana dal dopoguerra fino agli anni ’80) ma non sono estranei a quei “centri di potere” che hanno prima alimentato e poi distrutto senza ragione il nucleare in Italia. Presunte verità a parte, almeno i dati statistici prima o poi emergono e non possono essere negati o “politicamente interpretati”: 1) l’energia elettrica in Italia costa circa il doppio di quella europea; 2) la dipendenza dall’estero per l’approvvigionamento dei combustibili è pressoché totale con le conseguenti fluttuazioni dei prezzi al consumo “legati” alla materia prima; 3) ogni anno muoiono nelle miniere di carbone circa 5.000 persone di cui nessun ambientalista o politico parla mai, preferendo raccontare la storia del “nucleare cattivo” di Chernobyl; 4) relativamente all’incidente nucleare del 1986, è ormai assodato che fu causato da un esperimento folle e che mai si sarebbe verificato in condizioni di gestione normale dell’impianto (ancorché fatiscente) ed è altrettanto assodato che gli effetti sull’Europa siano stati limitatissimi. Ovviamente anche il nucleare ha i suoi problemi che tutti conosciamo ma è giusto ricordare che non esiste alcuna fonte di energia ad impatto zero e dire aprioristicamente NO a tutte le soluzioni possibili (come spesso accade in Italia) non può che essere controproducente. Oggi l’Italia si affaccia nuovamente all’energia nucleare, ancorché a modo suo, cioè senza determinazione e senza una visione completa delle problematiche; così da un lato il Governo vara un piano energetico importante ed imponente (sebbene per certi aspetti comunque criticabile) e dall’altro gli amministratori locali, indipendentemente dallo schieramento politico di appartenenza, fanno sapere che nei loro territori non sorgeranno impianti nucleari. Una bella contraddizione: chissà dove ci porterà? Come scrive giustamente Piero Angela nella prefazione al libro: “in Italia c’è la tendenza a concentrarsi separatamente sui singoli problemi anziché valutarli nel loro insieme”; così facendo si può essere contrati a tutte le fonti energetiche, non assumendo alcuna decisione, come accade da anni nel nostro Paese con le conseguenze che sono sotto gli occhi (e che toccano il portafoglio) di tutti. Conclude saggiamente Angela: “Il problema oggi non è più a cosa dire NO ma a cosa dire SI”.
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