Il mangiatore d'oppio. Breve studio su Thomas De Quincey
Chi non avesse in mente lo scenario e il contesto nel quale collocare Thomas De Quincey provi a immaginare un anonimo borgo dell’Inghilterra settentrionale nei primi dell’Ottocento. Qui un promettente scrittore nativo di Manchester corrode la propria salute e il proprio denaro consumando oppio insieme a due giganti della poesia inglese, Samuel Taylor Coleridge e William Wordsworth. Le Confessioni di un mangiatore d’oppio, autobiografico e straordinariamente scritto, gli procura improvvisa fama ed entrate insperate. Leggere quel capolavoro oggi può sembrare una scelta inattuale: lo stile arabescato e ossimorico che a Giorgio Manganelli parve pieno di “dilazioni maniacali” può mettere alla prova il lettore moderno. Questo volume ha l’intento di fornire la chiave di accesso per comprendere e apprezzare a fondo l’opera: lo fa unendo sapientemente la lettura biografica, l’analisi stilistica, la storia editoriale (per citare un fatto, Charles Baudelaire tradusse e riscrisse interi brani delle Confessioni nel suo Paradisi artificiali) e illustrando paralleli con altre opere del medesimo autore e di altri coevi. De Quincey emerge come un eccentrico nel senso meno superficiale del termine: qualcuno che ha portato la propria arte al di fuori dei binari percorsi da altri, raccogliendo la loro eredità e intessendo con loro un dialogo, ma proponendo con forza una propria consapevole unicità.
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Anno edizione:2026
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