Mantide è un romanzo che cattura da subito, grazie alle sue tematiche forti e attuali. Mia é una giovane donna che lavora come moderatrice di contenuti online, costretta ogni giorno a guardare il peggio dell’umanità. Da quando il suo ex fidanzato, Ruben, è morto in circostanze tragiche, vive sospesa tra apatia e psicofarmaci. Tutto cambia quando, a lavoro, assiste al video di una ragazza che le somiglia che si toglie la vita: un’immagine sconvolgente che la spinge a cercare una spiegazione. Nonostante il peso dei temi trattati (violenza, lutto, senso di colpa, ricerca dell’identità) il romanzo non rinuncia a momenti di ironia e leggerezza, con dialoghi vividi, personaggi definiti e e situazioni grottesche che strappano persino un sorriso. La scrittura è moderna, impregnata di un disagio generazionale autentico e riconoscibile. È vera, cruda, ma a tratti vuole fare troppo: da adolescente (o comunque qualche anno fa) l’avrei trovata irresistibile, una voce fuori dal coro capace di parlare direttamente alla mia inquietudine. Oggi, con uno sguardo più maturo, alcuni passaggi mi sembrano un po’ forzati, come se volessero dimostrare a tutti i costi la diversità dei propri personaggi. É un romanzo che si compiace del suo essere fuori dagli schemi, che tende a strafare con metafore e orpelli, anche quando non é necessario. Mantide affascina e spiazza, nel bene e nel male. Un debutto che conferma la forza del Le Fuggitive, aggiungendo una voce nuova, capace di parlare soprattutto ai più giovani, a chi ancora cerca di definirsi in un mondo che pretende sempre qualcosa in più, in particolare dalle donne, che se non salvano, non curano, sono viste come mantidi.
Mantide
La nuova fuggitiva italiana.
«Io indicavo futuri possibili e lui li trafiggeva con freccette immaginarie.»
«Che bel libro, questo: duro, potente, pieno di immaginazione e dolore e con una dote rara: sa guardare il mondo di oggi e trasformarlo in letteratura.» - Andrea Tarabbia
Un romanzo d'esordio ipnotico e underground, la nuova fuggitiva italiana racconta l'atavico senso di colpa femminile: quello della donna-mantide che, scegliendo di non accudire, viene accusata di uccidere. Colpevole per quello che riesce a intuire e colpevole non per ciò che ha fatto, ma per ciò che ha smesso di rappresentare.
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Autore:
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Anno edizione:2025
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Pagine_e_inchiostro 24 ottobre 2025Mantide
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Manu83 18 ottobre 2025Ipnotico
Questo primo romanzo dell’autrice è una di quelle letture che ti fa toccare con mano la radicalità della vita nelle sue sfumature più scure: come il senso di colpa, l’estrema sofferenza, l’autodistruzione, la morte (autoindotta) come epilogo. Non è stato facile per me leggere questo romanzo, a tratti destabilizzante anche per il linguaggio crudo e la vividezza delle immagini di alcune vite che per guarire e rinascere devono poter attraversare l’abisso del dolore.
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