L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
Cliccando su “Conferma” dichiari che il contenuto da te inserito è conforme alle Condizioni Generali d’Uso del Sito ed alle Linee Guida sui Contenuti Vietati. Puoi rileggere e modificare e successivamente confermare il tuo contenuto. Tra poche ore lo troverai online (in caso contrario verifica la conformità del contenuto alle policy del Sito).
Grazie per la tua recensione!
Tra poche ore la vedrai online (in caso contrario verifica la conformità del testo alle nostre linee guida). Dopo la pubblicazione per te +4 punti
Altre offerte vendute e spedite dai nostri venditori
Tutti i formati ed edizioni
Anno edizione: 1998
Promo attive (1)
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Rispettosamente dedicato AI BOIA D’INGHILTERRA E a tutti gli altri BALUARDI COSTITUZIONALI Dovunque nel mondo <<Lo slogamento del collo è l’ideale a cui si deve aspirare>> Spiazzante, irriverente, corrosivo, paradossale, agghiacciante, feroce e spietato. Questi sono gli aggettivi con i quali definirei questo libro. Charles Duff ha sollevato il velo dell’ipocrisia sulla pena di morte utilizzando un’ironia straordinaria e tagliente, tipica inglese, attraverso questo pamphlet: testo abolizionista pubblicato per la prima volta nel 1928. Il libro può essere idealmente diviso in due parti, che però nel testo sono sempre alternate. La prima in cui, attraverso la disamina oggettiva di elementi tecnici, indiscutibili e agghiaccianti nei quali consiste “l’omicidio di Stato” (p.20), dà sostanzialmente un pugno nello stomaco a tutti i ben pensanti pro pena di morte. Non mancano sia casi legati ad errori giudiziari, sia episodi di errori nel momento dell’esecuzione della condanna, sia, infine, casi di suicidi di boia dovuti al loro rimorso. A margine di questa prima parte, vorrei attirare la vostra attenzione sulla presenza nel testo della definizione di “uomini umanitari” (p.54), ovviamente sarcastica, probabilmente richiamo al nostro termine moderno buonista. La seconda parte, la cui nota di fondo è l’ironia spiazzante ed a tratti paradossale, è dedicata ai consigli su come migliorare questa pratica: in fondo se la pena di morte va utilizzata per deterrenza e giustizia si deve far funzionare nel migliore dei modi e non nasconderla, eseguendola “alla chetichella” (p.49). Ed allora ci sono i processi che meriterebbero la redazione, da parte del Ministero delle Finanze, di un tariffario per i biglietti di ingresso al fine di racimolare denaro “in vista di un miglioramento dei compensi e delle pensioni per i nostri valorosi boia” ed avanzerebbe “una discreta somma per alleggerire l’imposta sui redditi” (p.63). Contemporaneamente la stampa dovrebbe dedicare più spazio ai particolari: “il sadismo mentale di cui soffre la gente troverebbe così una soddisfazione più adeguata, e la libertà di cui gode la nostra stampa, oltre al buon gusto di cui è famosa, sarebbero sfruttati al massimo” (p.77). Per far questo i direttori sarebbe opportuno che scrivessero una biografia dell’accusato: “la vicenda ed il fattore umano sono molto più importanti dell’esattezza dei particolari” (p.78) e questo renderebbe “il delitto redditizio” (p.80). Venendo al momento dell’esecuzione, si potrebbero “radiotrasmettere le impiccagioni” (p.44) e “renderle più interessanti”, eseguire una “dolce musica”, pronunciare “un sermone ed un lamento funebre a beneficio della folla”, fare in modo che “la giuria, la stessa che ha condannato l’imputato, si metta in fila per dare la mano al giustiziere e congratularsi con lui per la sua efficienza” (p.50). Per quanto riguarda la figura del boia, secondo Duff, dovrebbe fare un “pubblico concorso ed un esame” per accedere alla carica (p.30), “portare una divisa” (p.33) e gli dovrebbe esser dedicata una “rivista mensile” (p.81) per “promuovere la grande causa dell’impiccagione e per rivendicare migliori condizioni sociali, economiche e di lavoro per i nostri pubblici boia”. Al suo interno si potrebbe trovare un “buon articolo di fondo”, una “rubrica di pettegolezzi mondani sui boia più conosciuti”, “una sezione speciale dedicata alle nuove invenzioni e marchingegni destinate all’eliminazione dei criminali” ecc… Le ultime pagine del libro sono dedicate all’opera Le mie esperienze di boia di Mr. Benny, il carnefice di stato più famoso. Qui, attraverso la descrizione spietata e feroce del proprio lavoro, è sottolineata la sua totale mancanza di empatia. Scrive, infatti, Duff: “Il lettore otterrà, da questa lunga citazione (…), una percezione straordinariamente viva della mentalità di un boia, e constaterà come sia essenzialmente funzionale e pratico il suo atteggiamento nei confronti del lavoro” (p.126).
Recensioni
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
L'articolo è stato aggiunto al carrello
Le schede prodotto sono aggiornate in conformità al Regolamento UE 988/2023. Laddove ci fossero taluni dati non disponibili per ragioni indipendenti da Feltrinelli, vi informiamo che stiamo compiendo ogni ragionevole sforzo per inserirli. Vi invitiamo a controllare periodicamente il sito www.lafeltrinelli.it per eventuali novità e aggiornamenti.
Per le vendite di prodotti da terze parti, ciascun venditore si assume la piena e diretta responsabilità per la commercializzazione del prodotto e per la sua conformità al Regolamento UE 988/2023, nonché alle normative nazionali ed europee vigenti.
Per informazioni sulla sicurezza dei prodotti, contattare complianceDSA@feltrinelli.it
L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
Siamo spiacenti si è verificato un errore imprevisto, la preghiamo di riprovare.
Verrai avvisato via email sulle novità di Nome Autore