Ho dovuto sospendere temporaneamente la lettura di questo libro quando avevo superato di poco la metà e non ho trovato più interesse a continuare. Eppure mi era piaciuto lo stile dello scrittore con quel che di antico e di raffinato. Ciò dopo l'impatto iniziale che mi diede l'impressione di leggere il testo di chi vuole risultare il primo della classe con l'utilizzo di continui sinonimi per descrive un qualcosa, qualificandolo con un'infinità di aggettivi, e coi lunghi elenchi con cui viene descritta la fauna e la flora. Probabilmente il mio tradimento è dovuto al poco interesse destato dalla trama nonostante i riferimenti storici; oppure dal fatto che, come essa viene condotta, non riesce a coinvolgermi. Naturalmente il mio è il commento di un comune lettore. Un appunto per chi da romano non può conoscere la Lombardia: le nutrie sono arrivate circa 25 anni fa mentre il pesce siluro è stato importate circa dieci anni prima o poco più.
La Mappa
Monti, laghi, colline, forre, fortilizi e contrafforti, borghi, strade, slarghi: vedere tutto, come se si fosse per aria, e tutto rappresentare in una mappa, con dettagli minuti, badando a distanze, rilievi, proporzioni: squadrare il mondo, illuminarlo, dargli ordine. È questo l'obiettivo di Serge Victor, ingegnere-cartografo al seguito di Napoleone durante la Campagna d'Italia. Figlio esemplare dei Lumi, nemico di fole balzane e superstizioni, adepto dell'Encyclopédie di Diderot e d'Alembert – alle cui parole si aggrappa con una devozione non lontana dal fi deismo che la Rivoluzione si era incaricata di smantellare –, Serge Victor riceve l'ordine dal Generale in persona di riprodurre i corsi e i ricorsi della Campagna, di fermare su carta e nel tempo i nuovi confini d'Italia, che il demiurgo Napoleone, N., l'Imperatore, va ridisegnando e riplasmando, sempre più a suo piacimento. Così, mentre il còrso conquista la penisola e, non pago, invade l'Egitto, Serge lavora alla sua magnum opus, in compagnia di uno scalcinato poeta tutto sdegno e fervore e dell'ammaliatrice Zoraide, la sua Maga, che della ragione rappresenta il doppio, il sonno, e prefigura l'assedio portato ai Lumi dalle sotterranee pulsioni che, nella Storia come nell'animo dell'uomo, non conoscono sopore. Da questo assedio – più cruento di ogni battaglia scatenata da Napoleone, più spietato di ogni rivoluzione –, l'Illuminismo uscirà pesto e zoppicante, come Serge stesso, che nell'erebo ghiacciato di Russia dovrà dire addio alla giovinezza e alla forza, ma soprattutto alla fiducia nelle magnifiche sorti e progressive dell'umanità. A capitolare non è però solo un uomo o un'epoca, ma un intero genere letterario, il romanzo storico: perché La Mappa, di là dallo sfarzo di una prosa immaginifica e di una struttura narrativa monumentale, lascia presagire un'aria di disfacimento, e sancisce l'irriducibilità del reale nella forma-romanzo, e l'arbitrarietà di ogni pretesa del contrario.
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Lingua:Italiano
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