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Anno edizione: 2021
Anno edizione: 2017
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Recensione di “Mia cugina Rachele” di Daphne du Maurier edito Neri Pozza Amorose e Philip che il destino unisce rendendoli, rispettivamente, padre e figlio. Un’armonia perfetta, un amore indissolubile. E, all’improvviso, come una tempesta arriva Rachele e tutto viene ridotto in macerie. Ma nel commettere questa distruzione c’è volontà o casualità? Questo è l’interrogativo cui siamo chiamati a rispondere. Un senso di angoscia e di perdita accompagna il lettore durante tutto il viaggio; una malinconia struggente e soffocante è la caratteristica principale dei protagonisti. Ho sempre avuto la risposta alla domanda che ho posto sopra e, non l’ho mai cambiata. Gli eventi, anche quelli all’apparenza più insignificanti, non lasciano adito a dubbi. Un romanzo che non si può smettere di leggere, una vicenda che ti intrappola nella sua spirale, un dubbio che tormenta l’anima. Dall’autrice di -Rebecca, la prima moglie- e -Gli uccelli- un altro capolavoro del suspense che non può mancare nelle nostre librerie. Da leggere!
Rachele è una donna italiana affascinante e matura che entra nella vita di tre uomini sconvolgendola. Il primo marito muore in un duello, apparentemente per gelosia. Il secondo marito è un uomo adulto e scapolo incallito, un signore distinto dal cuore generoso e gentile. Durante un viaggio in Italia conosce e si innamora di una lontana cugina, Rachele. Con lei scopre l’amore e la tenerezza ma anche il possesso e la gelosia. Durante la sua permanenza in Italia si ammala gravemente di una malattia non meglio diagnosticata, forse un tumore al cervello che lo porta a comportarsi in modo pazzo e incontrollabile e che lo porta a una morte prematura. Tutto avviene in un modo molto veloce e strano. Quando una strana lettera raggiunge suo nipote Philip, un orfanello cresciuto con amore e dedizione dal cugino, questo decide di partire e di raggiungere Firenze, ma al suo arrivo lo attende la notizia sconvolgente della morte del suo amato tutore. Philip anche non conoscendo Rachele la ritiene colpevole dell’accaduto ed è deciso più che mai a vendicarsi. Ma quando Rachele giunge inaspettatamente in Cornovaglia ne rimane affascinato e perde completamente la testa per lei tanto da donarle l’intera proprietà da lui ereditata. Tra i due si instaura un strano ed equivoco rapporto che porterà Philip quasi alla pazzia e alla morte. Rachele ci viene descritta più volte come una donna istintiva e passionale dotata di una grande cultura, soprattutto erboristica. Diversamente dalle signore inglesi, Rachele ha un temperamento infuocato, ma è anche molto semplice e di mente molto aperta. Questo suo essere diversa affascina e preoccupa i vari personaggi che incontra. Philip al contrario è un giovane inesperto e immaturo, che crea castelli di sabbia dal nulla. Incapace di reggere la delusione del suo amore non ricambiato, inizierà a sospettare di essere l’ennesima vittima ingannata da Rachele. Questa sua convinzione lo porterà ad agire in modo insensato fino al tragico epilogo.
"Non di nostalgia di casa, non di una malattia del sangue, non di una febbre cerebrale - no, di questo è morto Ambrose". Philip Ashley ha solo 18 mesi quando improvvisamente rimane orfano. Ad occuparsi del piccolo, il cugino Ambrose, che diventa per lui non solo un fratello maggiore, ma anche un padre, una madre, un maestro e un ideale a cui ispirarsi. Philip e Ambrose si assomigliano fisicamente, ma anche caratterialmente: con un legame tanto esclusivo, non sorprende che la personalità del secondo sia stata forgiata sul modello di quella del primo. Per più di vent'anni, i due si bastano l'un l'altro, e niente e nessuno sembra in grado di intromettersi nel loro rapporto, men che meno una donna. È con sorpresa e sgomento, quindi, che Philip apprende del matrimonio di Ambrose con una lontana cugina, Rachele. I due si sono conosciuti durante un viaggio in Italia, e tutto è accaduto piuttosto rapidamente. Le lettere di Ambrose si fanno pian piano sempre più sporadiche, ma a preoccupare Philip è soprattutto il loro tono: c'è qualcosa che attanaglia l'uomo, e la sua angoscia traspare persino in quelle scarne missive. Philip rompe ogni indugio e parte per l'Italia, ma una a volta a Firenze non gli resta che piangere la morte del cugino, stroncato da una malattia tanto rapida quanto fatale. Ambrose era già stato male in precedenza, ma nessuno si sarebbe aspetto un esito così infausto dell'ultima ricaduta. Della vedova, nessuna traccia: dopo la morte del marito, ha preso ogni loro avere e se ne è andata, per chissà quale destinazione. Philip è convinto che in modo o nell'altro Rachele sia responsabile di quanto accaduto ad Ambrose: le poche e confuse frasi nelle sue lettere gliene danno la certezza, e aspetta al varco la possibilità di vendicarsi della donna. Quando però i due si incontrano, al ritorno di Philip in Cornovaglia, i propositi del giovane si sciolgono come neve al sole. La vera Rachele è molto diversa dalla figura partorita dal suo risentimento: è una donna ancora giovane, minuta, con un che di fragile. Ha uno spiccato senso dell'umorismo e non sembra avere nulla di ciò che rende difficile per un uomo vivere con una donna. Ospite di Philip, non interferisce con il suo stile di vita, ed anzi tra i due nasce presto una certa complicità, che in pochi mesi si trasforma in Philip in un amore tanto appassionato, quanto cieco. Ma cosa vuole davvero Rachele? "Ci sono donne, Philip" osservò, "magari donne oneste, che senza averne colpa provocano sciagure. Tutto quello che toccano si trasformano in qualche modo in una tragedia." Chi sia in realtà Rachele e quali siano le sue vere intenzioni sono interrogativi che non trovano una risposta. La voce narrante del romanzo, infatti, è quella di Philip, e tutto viene visto attraverso i suoi occhi. Il lettore, con lui, inizia dubitando di questa lontana parente di cui non si sa nulla, se non che ha vissuto in Italia per gran parte della sua vita, sposando un conte, poi morto in duello, lasciandosi alla spalle numerosissimi debiti. Ambrose e Philip si assomigliano come due gocce d'acqua, soprattutto caratterialmente, e se Rachele è riuscita a conquistare il primo, fare la medesima cosa con il secondo è quanto di più facile: un ragazzo di ventiquattro anni, che non ha mai davvero conosciuto una donna, geloso della sua vita da scapolo, e che si comporta seguendo quasi pedissequamente l'esempio del cugino: è come se tutto fosse già scritto. Philip, quindi, dapprima è geloso e sospettoso nei confronti di quella donna che gli stia portando via tutto, ossia Ambrose, la sua unica famiglia; poi, è perdutamente innamorato; infine, rifiutato, torna a guardarla con sospetto, alla ricerca di prove inconfutabili che la colleghino alla morte di Ambrose. Rachele, d'altro canto, può essere tutto e il suo esatto contrario: forse è una donna algida e calcolatrice, incapace di amare, che seduce gli uomini per ottenere il denaro necessario a soddisfare i propri capricci; magari è addirittura una fredda e spietata assassina; oppure, è semplicemente una donna impulsiva, che si lascia sopraffare dal sentire del momento, che agisce senza pensare, e che trascorre la notte con un uomo senza ritenere di dovergli poi qualcosa. Anche Ambrose potrebbe essere stato ingannato e essersi reso conto che la sua vita era in pericolo quando ormai era troppo tardi, oppure, semplicemente, era un uomo malato, con un tumore al cervello che gli impediva di vedere le cose per quello che erano, portandolo a dubitare di tutto e tutti. Alla fine, l'unica cosa certa è che qualcuno è morto, e il suo assassino non pagherà mai per quel delitto: l'incipit e la conclusione del romanzo chiudono così un cerchio perfetto, fatto ambiguità, illusioni e false speranze. "Un tempo gli assassini li impiccavano a Four Turnings. Ora non più."
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