Mia madre non chiude mai
Sono tre personaggi, per non dire del cane. Vinicio, conduttore radiofonico che ammazza di risate i suoi ascoltatori e trascorre il tempo andando a piangere ai funerali di gente sconosciuta. Micol, una sommelier visionaria, grande esperta di silenzi e malattie della vite. E infine Martino, il suo uomo, docente di grafologia che si lascia sommergere dalla fluvialità del suo stesso ultimo romanzo. Tre amici che a poco a poco imparano a plasmare la propria umanità facendosi guidare dalle piccole cose della vita.Sono tre parti, ognuna segnata da una prosa camaleontica e sempre cristallina. Parti che si rimandano l’una all’altra con salti continui avanti e indietro nel tempo.Le svolte esistenziali dei personaggi vengono lasciate fuori campo, come nelle tragedie greche avveniva per i fatti di sangue. Perché questo è uno di quei romanzi che lavorano di sottrazione, lasciando al lettore il piacere di immaginare tutto il materiale narrativo tenuto nascosto.Il taglio allusivo, cinematografico, dà voce alle sfumature della sospensione nella quale i personaggi vengono tenuti sotto osservazione, quasi come all’interno di un acquario.Un esordio di stile limpidissimo.Roberto Alajmo
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Edizione:2
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Anno edizione:2005
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