Questa è la storia di due amici che si rincontrano dopo tanti anni. Tra di loro è successo qualcosa, un litigio... O forse un tradimento. Avevano scritto una canzone insieme e pensato di inviarla a Ligabue, ma Max decide di inviarla da solo, senza includere il nome del suo amico. Dopo 20 anni i due si rivedono e non c'è rancore nell'aria, solo tanta nostalgia di tempi lontani. Questa storia si svolge in un'Arezzo lenta, in cui gli anziani si uniscono ai giovani per uno spettacolo musicale e tutti conoscono tutti. La storia è molto scorrevole e mi è piaciuta molto, l'unica pecca è che forse Scanzi avrebbe potuto mettere qualcosa in più, un po' di sostanza a condimento della bella storia tra due amici e la loro passione per la musica. Questo libro si lascia sicuramente leggere con facilità, ma manca di qualcosa, anche se non riesco bene a definire cosa. Consigliato? Forse sì.
«Era così ogni sera, ed era bello. Una di quelle piccole abitudini che ti fanno salva la vita.»
Fabio non si è mai mosso dalla città in cui è nato, ha un figlio lontano e un lavoro che non è diverso da molti altri. Max è tornato da chissà dove e chissà perché. Non ha niente e nessuno. Eppure, per i due che si rincontrano dopo quasi trent'anni, è come non essersi mai lasciati: le corse notturne in bicicletta, la musica, il vino. I cani, quelli salvati e quelli salvatori. Le promesse. E le risate, appoggiati al banco del solito bar. Certe amicizie rinascono come niente, ma si portano dietro anche quello che si voleva dimenticare: gli strascichi di una partenza improvvisa e dolorosa, il senso di colpa per una brutta storia, un perdono mancato. Tra un amore che nasce e un altro che certo non muore, l'attesa di una diagnosi incerta è il momento perfetto per capire cosa si è preso il tempo. E cosa ha dato. "Perché mi hai lasciato solo per tutti questi anni? Eravamo i migliori. I migliori di noi. Tra fratelli figli unici, non si fa." Un romanzo folgorante sull'amicizia e sull'amore, sul tempo che ci scivola addosso, sulle cose che lasciamo andare, e su quello che abbiamo salvato.
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Anno edizione:2016
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Francesca Longo 19 maggio 2018
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Scanzi ha una caratteristica precisa e particolare: scrive articoli come fossero un libro e libri come fossero articoli. Il suo stile è talmente riconoscibile e conforme da far pensare a un testo bucato cui attinge ogni volta riempendo in maniera diversa (ma neanche tanto) gli spazi vuoti. Libro divisivo, con tutta probabilità destinato, più che al pubblico, ai suo pubblico.
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Gianna Verticchio 10 marzo 2017
Scanzi è un giovane giornalista spesso impegnato in dibattiti di politica e attualità, ma in questo libro, ambientato nella sua Arezzo, presenta la storia di due amici che si rivedono dopo molti anni. La rottura tra i due non è stata netta, ma una scorrettezza da parte di uno dei due ha fatto sì che si allontanassero. La musica è un elemento importante in questa narrazione, soprattutto per un evento che i due amici si ritroveranno ad affrontare insieme alla fine della storia. Simpatico e frizzante, si legge in pochi giorni e lascia una morale: qualche volta le rotture tra amici sono solo una fase.
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