È secondo libro scritto da Arundhati Roy a distanza di 20 anni dopo suo libro Dio di Piccole Cose, presente sempre il suo bellissimo modo di creare personaggi ma il periodo raccontato completamente diverso. Quindi consiglio di non aspettare da questo libro Dio di Piccole Cose 2, ma semplicemente immergersi in nuovo mondo
Il ministero della suprema felicità
«Forse non esiste un modo altrettanto preciso di descrivere Arundhati Roy: un'assemblea, un raduno di voci, dove tutto e tutti devono trovare accoglienza. Impossibile separare in lei ciò che è letterario da ciò che è politico, il reale dall'immaginato.» La Lettura - Corriere della Sera - Paolo Giordano «Siamo solo a metà del 2017, ma so per certo che Il ministero della suprema felicità sarà il mio libro dell’anno e degli anni a venire.» Catherine Dunne «Due decenni dopo il celebrato Dio delle piccole cose, il secondo romanzo di Arundhati Roy, ambizioso e originale, fonde brutalità e tenerezza, risonanza mitica e materia da prima pagina di giornale. » Publishers Weekly «È un libro mondo meraviglioso e selvaggio, incredibile e contraddittorio come il subcontinente che racconta. Una fiaba magica e crudele, originale e sconcertante, dove tutto si tiene e tutto si perde, dove l'identità di genere e le religioni si confondono, e dove gli unici a salvarsi saranno i reietti, una manciata di personaggi che entrano sotto la pelle del lettore, ci rimangono e crescono di statura e profondità mentre si avanza nelle pagine di questo romanzo.» TTL - La Stampa - Caterina Soffici «Il ministero della suprema felicità colpisce dritto al cuore. Straripante di denuncia, travolgente e disperato, punta i riflettori sugli invisibili, tutti quelli che la nuova India, la superpotenza del nazionalismo indù di Modi, occupata a mostrare i muscoli e a contare i soldi ha confinato nell'oblio o represso con la violenza. Anime inconsolabili, spezzate dalla vita, che cercano riparo nell'amore.» D la Repubblica - Mara Accettura «Il 2017 segna l'atteso ritorno di una delle scrittrici indiane più amate. » IL SOLE 24 ORE «Come in un'antica saga, ma anche in un dramma intensamente personale e passionale, ognuno dei tanti personaggi della storia si trova al centro della eterna e sempre nuova sfida tra il bene e il male, ognuno con le sue ferite e le sue fragilità che diventano l'arma vincente della battaglia.» Il Sole 24 Ore - Elisabetta Rasy «È un romanzo labirinto che si insinua tra i vecchi quartieri e i luminosi centri commerciali: ci porta dalle cime innevate alle profondità recondite delle valli. Vibra di passione che, pagina dopo pagina, si alimenta di visioni come di sconfitte. C'è tutto il fascino della fragilità di esistenze precarie che non si spezzano.» Amica - Pietro Cheli «Forse non esiste un modo altrettanto preciso di descrivere Arundhati Roy: un'assemblea, un raduno di voci, dove tutto e tutti devono trovare accoglienza. Impossibile separare in lei ciò che è letterario da ciò che è politico, il reale dall'immaginato» Paolo Giordano su La Lettura - Corriere della sera «Il libro di Arundhati Roy è un'opera fluviale, alla Balzac: le storie di molti personaggi tessono la trama di un'umanità che vive nella vertigine di Nuova Delhi. Assomigliano ai gemelli protagonisti del primo romanzo che qui sono cresciuti, graffiati e maturati: la loro voce ci dice che l'India non è un posto per bambini.» Robinson - la Repubblica - Stefano Massini «Arundhati Roy crea un mondo in cui i personaggi varcano confini di etnia, religione e genere per trovare, davvero, quella suprema felicità di cui parla il titolo del romanzo.» KIRKUS REVIEWS «Due decenni dopo il celebrato Dio delle piccolo cose, il secondo romanzo di Arundhati Roy, ambizioso e originale, fonde brutalità e tenerezza, risonanza mitica e materia da prima pagina di giornale.» PUBLISHERS WEEKLY VENT’ANNI DOPO IL DIO DELLE PICCOLE COSE IL NUOVO ROMANZO DI ARUNDHATI ROY Il ministero della suprema felicità ci accompagna in un lungo viaggio nel vasto mondo dell’India: dagli angusti quartieri della vecchia Delhi agli s
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OllyB 14 novembre 2022Non aspettate di leggere qualcosa simile ai Dio di Piccole Cose
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Laura Cardani 12 aprile 2018
Leggendo questo libro ho avuto l'impressione che fosse un libro di guerra a vari livelli: le lotte sanguinarie nel Kashmir, le torture della polizia, le persone che cercano i cari scomparsi, ma anche le lotte interiori di un gruppetto di personaggi scelti fra gli emarginati che, purtroppo, non hanno lo spazio che secondo me avrebbero meritato. A volte è un po' faticoso seguire la trama, perché molti dei personaggi vengono abbandonati per metà del libro, però la lettura è piacevole.
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Sara Marcenaro 19 gennaio 2018
Approdo a questo libro, come penso la maggior parte dei lettori, reduce dal magnifico Dio delle Piccole Cose. L'errore che commetto forse è proprio questo, l'aspettarmi qualcosa di simile, come se l'autrice non fosse altro che quel libro. Sin dalle prime pagine rimango colpita dallo stile essenziale, tanto diverso da quello cui ero abituata. Le espressioni incredibilmente poetiche, i paragoni eleganti, perfetti, vengono parzialmente accantonati per descrizioni più taglienti, più spicce. Nonostante il mio nostalgico attaccamento al libro precedente, proseguo nella lettura. Non senza un po' di fatica, lo ammetto: la trama fatica a coinvolgermi, dimentico i nomi dei personaggi, sono poco catturata dalle loro storie. Finalmente, a due mesi dall'inizio, arrivo alle ultime pagine. Che dire, mi sarei aspettata di più. A mio parere, le trame sono due, e non si intrecciano con disinvoltura: come se il libro fosse diviso a metà (effettivamente è così: l'autrice dedica circa duecento pagine ad ognuna, senza farle quasi mai toccare), e soltanto al termine le due anime del romanzo si riunissero in un finale che "accontenta". A mio parere, tutti i personaggi sono ugualmente interessanti, e avrebbero meritato una attenzione in più: meglio ridurne il numero, e ampliare le loro descrizioni. D'altra parte, il problema maggiore sta nella presenza di queste due storie tanto diverse: la prima dolce, romantica, sentimentale; la seconda misteriosa, pesante, politicamente impegnata. Entrambe storie bellissime, degne di essere raccontare, ma in romanzi diversi. Oppure, il che avrebbe rappresentato una ulteriore via per il riscatto della trama, l'autrice avrebbe potuto provvedere a raccontarle alternatamente, venti pagine l'una e venti l'altra, contribuendo ad unificare ciò che - per motivi diversissimi - fatica a rimanere coeso.
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