Il mio nome è James, ... Parkinson James

In questa autobiografia Michela G. Volpe descrive la sua vita dal punto di vista sanitario. Tutte le patologie che l'hanno colpita nelle varie fasi della vita, le hanno formato un carattere robusto e un'amplificata consapevolezza del suo corpo/mente, permettendole di uscirne sempre (o quasi) vincente e con autoironia, nonostante le barriere sociali e fisiche che si sono abbattute contro di lei e contro la sua malata famiglia, fin dalla nascita. Poi, un giorno, come ultimo schiaffo di quella travagliata esistenza, come ulteriore test sulla resistenza della corazza che si è costruita attorno, le viene diagnosticata una malattia neuro-degenerativa per la quale ancora non esiste una cura: il Parkinson. La sua vita sembra uno sventurato film che non accenna ad avere un lieto fine, se non quello della speranza che il paladino dei parkinsoniani, l'attore Michael J. Fox, notoriamente affetto dalla stessa malattia e per la quale ha creato una fondazione a favore della ricerca medica, torni dal futuro con in mano la cura definitiva. Ma Michela nelle sue ricerche ha scoperto degli scandali che girano attorno alle fondazioni, alle case farmaceutiche, alle donazioni e anzi è stata oggetto di uno di tali avvenimenti che vedono il denaro porsi al di sopra della salute. Con forza e coraggio e tanta ironia, Michela ora si è affidata al miracolo della cura a base di vitamina B1, o tiamina, una panacea per molte malattie neurodegenerative che sta dando buoni risultati. Il libro ne descrive la posologia personale oltre a decantare quanto sia importante un buon stile di vita e una sana alimentazione. Tanti consigli per cercare di uscire dall'incubo della disabilità parkinsoniana.