Questi giorni di riposo,non scelti, forse concessi, si sono rivelati i più adatti per potermi dedicare ad un'autrice che più di altri, forse ha bisogno di attenzione e silenzio. Le lettere a Gianfranco Draghi- la cui amicizia va ben aldilà del periodo fiorentino e la cui voce sembra risuonare costante anche aldilà dell'assenza- rivelano tutta la tenera attenzione, la trepidazione di Cristina per le persone che ama. Sono lettere cifrate, che a noi, come terzi, non direbbero molto se non fossero sostenute dalla parallela lettura della sua biografia; pure, per noi lettori "terzi" anche così è difficile cogliere tutti i rimandi, le allusioni e il "non detto" . E' forse giusto così, del resto- che diritto abbiamo di leggere un epistolario privato? Eppure lo facciamo, tutti, con la presunzione che ci appaiano più accessibili gli autori che abbiamo amato. Ciò che appare, invece, è il meraviglioso ritratto di alcuni paesaggi, correlati evidentemente degli stati d'animo; la volontà d'azione, indomabile, frenata solo dalla convivenza penosa con il suo terribile male. Quale energia, quale forza in Cristina. Dice poco di sé e di questo continuamente si scusa. Per non potere o non volere dire altro(l'eclissi credo sia la più evidente cifra stilistica di Cristina, che di se stessa dice di aver scritto poco e che avrebbe voluto aver scritto ancora meno). Il libro è meraviglioso. Consiglio tanto!
Il mio pensiero non vi lascia. Lettere a Gianfranco Draghi e ad altri amici del periodo fiorentino
Ci sono prosatori che proprio nelle lettere raggiungono una sorta di perfezione assoluta: riuscendo, nel breve volgere di una frase, a toccare vertici di bellezza e di intensità. Che la Campo sia uno di essi lo hanno dimostrato le "Lettere a Mita" e "Caro Bul": e ne è una conferma questo terzo pannello dell'epistolario, che raccoglie le lettere scritte agli amici del periodo fiorentino (e ad alcuni altri che a questi si riallacciano). Nel 1956 Cristina è costretta ad abbandonare Firenze per Roma; e gli anni romani saranno costantemente segnati dal ricordo struggente di quel giardino incantato che era la cerchia degli "amici d'infanzia": Piero Draghi, Anna Bonetti, Giorgio Orelli, Mario Luzi. A tutti loro scrive dal suo "esilio" parole di nostalgico affetto ("C'è con voialtri, nell'aria, odore di latte"), ma il più rimpianto è senza dubbio Gianfranco Draghi, quel Gian che guarda ai suoi stessi "fari" (i più luminosi: Hofmannsthal e Simone Weil), lo scrittore e il poeta di cui ammira sia la personalità sia l'opera, l'amico che "conosce sempre, sottilmente, il disegno del tempo, e trova la parola magica da incidervi". A lui una Cristina ancora dolente per una pena d'amore chiede di assicurarle "che la felicità esiste", ma anche di impegnarsi a favore di Danilo Dolci; con lui parla di Roma, che va scoprendo con meraviglia, delle sue letture, dei suoi momenti bui e dell'importanza della loro amicizia nella sua vita.
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Anno edizione:2012
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