Una lettura piacevole. Si viaggia attraverso le strade polverose di Alessandria e della Storia egiziana contemporanea.
Miramar
"Alessandria alla fine. Alessandria pioggia di rugiada, eruzione di nuvole bianche. Culla di raggi lavati in acqua di cielo, cuore di ricordi bagnati di miele e di lacrime." Inizia così la storia del Miramar, la pensione di un'eleganza un po' decaduta che conserva le tracce di un passato grandioso sotto le macchie d'umidità. Ma la vera protagonista è Alessandria, che offre un ritratto complesso e profondo dell'Egitto, della sua anima contraddittoria e problematica, con un senso di nostalgia che sa tuttavia mescolarsi al sorriso. Siamo nel 1966. Al Miramar i clienti sfilano, incarnando le diverse anime della società egiziana. In un continuo altalenare tra passato e presente, di voce narrante in voce narrante, scorrono le storie dei diversi ospiti: Amor Wagdi, vecchio giornalista in pensione che ha militato nel partito nazionalista liberale e ora fa ritorno dopo vent'anni al Miramar per stabilirvisi e non ripartire più, l'anziano esponente dell'aristocrazia Tolba Marzuq, il giovane conquistatore Sarhan al-Buheiri, il proprietario terriero Hosni Allam, l'annunciatore di Radio Alessandria Mansur Bahi, oltre alla padrona della pensione, Mariana, e alla sua domestica, Zahra, una bella giovane contadina le cui relazioni con gli altri rispecchiano simbolicamente le principali realtà politiche e sociali del paese.
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Autore:
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Edizione:5
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Anno edizione:2021
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SL 30 dicembre 2024Viaggio in Egitto
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Bellissime le note calde dello scrittore che riesce a cogliere con la sua personale sensibilità orientale le dolci sfumature di una polverosa Alessandria d'Egitto post-rivoluzione. La vicenda avviene in una vecchia pensione cittadina e ruota attorno ai personaggi che ristorano al suo interno. Interessante la scelta narrativa, gli stessi medesimi avvenimenti vengono raccontati da punti di vista completamente differenti a seconda del personaggio che parla. Si riesce così ad avere una totale comprensione dei fatti. Una nota di merito deve essere data anche alla giovane ragazza, cameriera della pensione, arrivata ad Alessandria dopo la fuga dalla sua famiglia, che racchiude nel suo personaggio tenacia, bellezza, forza, sensualità ed intelligenza e che diventa una calamita attorno a cui ruotano gli altri personaggi.
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ANNAMARIA BIANCO 06 marzo 2017
Un breve romanzo simbolista che racconta l’Alessandria e l’Egitto del 1966 attraverso le diverse voci narranti di alcuni fra gli ospiti della pensione Miramar, gestita dall’ormai anziana e perennemente nostalgica signora Mariana. È questo imponente edificio dalle pareti scrostate a prestare il titolo al libro, immerso in una profonda decadenza; la stessa in cui versa la società egiziana circostante, destabilizzata dal rapido susseguirsi di avvenimenti cruciali per la storia del Paese: il fallimento degli ideali nazionalisti e liberali del partito Wafd, l’indipendenza dagli Inglesi raggiunta con amari compromessi, il passaggio da monarchia a repubblica attraverso la Rivoluzione degli ufficiali liberi del 1952, le promesse di riforma - soprattutto agraria – e le illusioni di giustizia economica e sociale, fra mercato nero e speculazione edilizia straniera... Ognuno dei personaggi si relaziona a questa realtà, unica grande protagonista dell’opera, e ne rappresenta con le proprie caratteristiche una sfaccettatura più o meno specifica. Questi interagiscono tra loro grazie ad un solo pretesto narrativo, Zahra, la nuova domestica assunta dalla signora Mariana, la quale attrae tutti con la sua inconsapevole bellezza. Zahra è nei fatti una giovane di campagna scappata dalla propria famiglia per evitare un matrimonio combinato con un uomo molto più anziano di lei, ma, al contempo, simboleggia l’Egitto in cui Mahfuz vive: un Paese in balia di più forze, che si ribella al vecchio pur non essendo ancora del tutto pronto al nuovo; un Paese che però, come Zahra, continua ad andare avanti, con una sorta di fiduciosa testardaggine. L'impressione, a tratti, è quasi quella di leggere Oceanomare di Alessandro Baricco.
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