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«C'è uno spettacolo più grande del mare, il cielo; c'è uno spettacolo più grande del cielo, l'interno dell'anima.»
Dopo diciannove anni di detenzione al bagno penale di Tolone, Jean Valjean ottiene la libertà e si incammina verso una nuova vita... Sono i primi di ottobre del 1815, da oltre tre mesi Napoleone è stato sconfitto. Le vicende dei tanti, indimenticabili personaggi – il buon vescovo Myriel, l'ex forzato Jean Valjean, l'infelice Fantine, la piccola Cosette, l'avido Thénardier, il coraggioso Gavroche, l'inflessibile Javert, la sfortunata Éponine – si intrecciano in queste pagine con la storia del popolo di Parigi e la rievocazione dei momenti cruciali della sua epopea, dalla battaglia di Waterloo alle barricate del 1832. Punto culminante della monumentale opera di Victor Hugo, mirabile sintesi della sua vocazione poetico-simbolica e di quella realistico-sociale, I miserabili – meditato fin dal 1845 – vide la luce solo dopo diciassette anni, nel 1862. Pietra miliare della letteratura dell'Ottocento, grandioso affresco di una metropoli industriale, è un'opera d'arte assoluta, un libro vivo che continua a travolgere i lettori perché è un romanzo in cui c'è tutto: l'amore, il dolore, la felicità, la morte e la rinascita, tutto ciò che travalica il tempo e tocca la più profonda essenza degli uomini.
Meraviglioso! Non si può non leggerlo.
Ieri sera ho finito di leggere questo capolavoro. Avevo i lacrimoni agli occhi, e mi son sentita scombussolata come raramente mi capita. Lo ho chiuso, e ho provato una profonda gratitudine per Victor Hugo, che mi aveva dato la possibilità di "vivere" la sua storia. Dico "vivere", come già qualcun altro ha fatto, perché è magistrale il suo modo di descrivere le vicende e soprattutto i personaggi. Capitoli interi per far arrivare ogni suo "burattino" nei nostri cuori. Per permetterci di conoscere ogni personaggio fin nelle minime sfumature. Devo dire che ci sono parecchie parentesi e neanche troppo brevi, che in alcuni punti mi son risultate anche ostiche. Ma tutto viene riportato per descrivere meglio lo scenario, e anche per far riflettere. Il pezzo in cui descrive la situazione della fogna di Parigi dell' 800, l'ho trovato interessantissimo. E' stato un romanzo che mi ha dato molto: mi sono intenerita, emozionata, incazzata, commossa. E' un qualcosa di unico, forse anche perché non finisce per essere banale e scontato. Qui, abbiamo davanti a noi persone che ne subiscono di cattiverie, nonostante stiano dalla parte dei giusti. E' così alla fine che va la vita. Jean Valjean che da povero detenuto, dà una lezione a tutti, e ci fa capire che le persone possono cambiare. E soprattutto che, anche tra quelli che vengono considerati miserabili, c'è gente che merita più rispetto di chiunque altro. Mi viene in mente quella canzone di Battisti: Gente per bene, gente per male. Ne ho letti parecchi di libri in vita mia, e questo credo che sia uno dei migliori, se non il migliore che abbia avuto il piacere di leggere.
Ho appena finito di "vivere" questo Romanzo, no, ma che dico, Poema (sic!): sono commosso dalla profusione di Carità, Bevolenza, Spirito di Sacrificiò che sprizza da questa magnifica opera, frutto dei meticolosi tratti di inchiostro dell'Insuperabile Victor Hugo. Si resta stupiti che dopo la pubblicazione di tale capolavoro prosaico imperversi ancora nel mondo la povertà, l'abominio, lo sconcerto, insomma tutto ciò che arreca pena all'essere umano, cioè la Miseria. Il "Miserabile" si erge adamantino nello scritto, e da essere Ho appena finito di "vivere" questo Romanzo, no, ma che dico, Poema (sic!): ono commosso dalla profusione di Carità, Bevolenza, Spirito di Sacrificiò che sprizza da questa magnifica opera, frutto dei meticolosi tratti di inchiostro dell'Insuperabile Victor Hugo. Si resta stupiti che dopo la pubblicazione di tale capolavoro prosaico imperversi ancora nel mondo la povertà, l'abominio, lo sconcerto, insomma tutto ciò che arreca pena all'essere umano, cioè la Miseria. Il "miserabile" si erge nello scritto, e da essere disprezzabile, questi, attraverso una metamorfosi dolorosa, lunga e ostica, si tramuta in colui di cui avere comapssione: diviene dunque un gigante, pronto a insegnare al perbenismo borghese e positivista dell'Otocento la vera bellezza universale: l'Amore. Per quanto la lettura non sia facile, il lettore tenace che sappia immedesimarsi all'interno della Parigi del primo Ottocento, attraverso le vicende dei personaggi, sarà alla fine amareggiato di girare l'ultima pagina e accorgersi che la tanto magnifica e colossale Epopea dell'Amore è giunta al termine.
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