Modernità e olocausto - Zygmunt Bauman - copertina
Modernità e olocausto - Zygmunt Bauman - 2
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Letteratura: Polonia
Modernità e olocausto
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Descrizione


Sia la memoria collettiva sia la letteratura scientifica hanno tentato di eludere il significato più profondo dell'olocausto, riducendolo a un episodio della storia millenaria dell'antisemitismo o considerandolo un incidente di percorso, una barbara ma temporanea deviazione dalla via maestra della civilizzazione. A queste rassicuranti interpretazioni l'autore contrappone una spietata analisi di quanto accadde nei campi di sterminio non come una sorta di "malattia" sociale, ma come fenomeno legato alla condizione "normale" della società. Secondo Bauman l'olocausto è inestricabilmente connesso alla logica della modernità così come si è sviluppata in Occidente. La razionalizzazione e la burocratizzazione tipiche della civiltà occidentale sono state condizione necessaria del genocidio nazista: esso fu l'esito dell'incontro fra lo sconvolgimento sociale causato dalla modernizzazione, con il suo portato di angosciose insicurezze, e i poderosi strumenti di ingegneria sociale creati dalla modernità stessa. La lezione dell'olocausto va dunque appresa nella sua radicalità, specie in un mondo ancora una volta travagliato da concitate trasformazioni e rinnovati problemi di convivenza fra culture ed etnie.

Dettagli

14 gennaio 2010
280 p., Brossura
Modernity and the Holocaust
9788815134158

Valutazioni e recensioni

  •  J. David
    Fondamentale, imprescindibile.

    L'olocausto non è stato una casualità, non è nemmeno il destino delle nostre società moderne, ma è, piuttosto, una potenzialità latente di tutte le realtà con una burocrazia onnipervasiva. La parcellizzazione delle responsabilità, se da una parte ripara dall' abuso di potere, dall'altra espone ad una deresponsabilizzazione indiscriminata da parte dei molteplici esecutori che agiscono lungo tutta la catena burocratica. Si crea così, una zona d'ombra tra le nostre azioni e le conseguenze delle medesime: le conseguenze sfuggono alla coscienza del singolo che, chiuso nella sua bolla di pura razionalità, risponde solo della frazione di potere che amministra, e viene, a sua volta, giudicato, esclusivamente, in base all'efficienza e allo zelo con cui adempie al compito specifico del suo apparato di competenza. La burocrazia allontana l'esecutore dalla responsabilità delle sue azioni; il singolo funzionario, nella maggior parte dei casi, non saprà mai cosa può scaturire da una sua innocente e banale azione (esempio: una semplice firma su un foglio); il sistema a compartimenti stagni, di cui fa parte, non gli chiederà mai di porsi una simile domanda. Tutto questo apre a possibilità disumane e troppo spesso sottovalutate. - La responsabilità, questa componente costitutiva della morale, scaturisce dalla prossimità dell'altro. [..] Rinunciare alla responsabilità, e perciò neutralizzare la spinta morale che ne consegue, comporta necessariamente (o meglio coincide con) la sostituzione della prossimità con la separazione fisica e spirituale. L'alternativa alla prossimità è la distanza sociale. L'attributo morale della prossimità è la responsabilità; l'attributo morale della distanza sociale è la mancanza di un rapporto morale, o eterofobia. La responsabilità viene messa a tacere quando si erode la prossimità; essa può alla fine trasformarsi in avversione una volta che i soggetti umani a noi vicini siano stati trasformati in "altri". -

  • Salford
    La distanza sbagliata.

    Libro illuminante che spiega il funzionamento delle strutture amministrative (ed economiche) moderne. E le loro possibili (probabili) implicazioni aberranti.

  • Lontano dagli occhi: vale per ogni sentimento, quello di umanità per primo. Bauman scrive un romanzo sulla più potente delle tematiche: il tradimento del proprio gruppo per schierarsi con tutti gli altri, con la maggioranza numerica degli individui: vittime ora e potenziali prossimi carnefici sempre. Bauman rivolge gli occhi a chi solitamente preferisce voltare la schiena a tutto, staccandosi dall'omertà della sua gente - i sociologi - per indagare le meccaniche del male radicale, così riassumibili: fino a quando le persone si contenteranno di sentirsi delle piccole rotelline senza nessuna responsabilità verso il prodotto finale del sistema, tutti finiranno schiacciati nell'ingranaggio: le vittime da subito, i carnefici un po' più lentamente. Il male non scampa niente: impara a dividere per imperare lui uccidendo progressivamente tutti, non ultimi i suoi primi sostenitori.

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Foto di Zygmunt Bauman

Zygmunt Bauman

1925, Poznan

Fuggito dalla Polonia in seguito all'invasione nazista, Zygmunt Bauman (Poznan 1925 - Leeds, Regno Unito 2017) dopo la guerra ritorna in patria e si laurea in sociologia a Varsavia. La sua dissertazione sul socialismo britannico, che per prima gli diede notorietà, nacque dalla sua permanenza alla London School of Economics. Ottimo conoscitore di Gramsci e di Simmel, dapprima marxista ortodosso, gli venne tolta la cattedra all'università in tempo di epurazioni, cioè nel 1968. Insegnò per un certo periodo all'università di Tel Aviv e poi a quella di Leeds.È il creatore del concetto di società "liquida": l'incertezza dei tempi moderni trasforma i cittadini in consumatori, smantellando ogni certezza conduce a una vita liquida...

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