La moglie del cacciatore di perle

Un romanzo che, se da una parte mi ha colpito per la trama, dall’altra ho trovato enormemente lento, poco scorrevole; una trama arzigogolata. Molto ballerina. Un lessico molto sofisticato e complesso. Con termini che si rivolgevano ad un contesto ittico, come capirete tra poco. Tutto inizia nel 1912 a Buccaner Bay, una località in un Australia vittoriana,puritana, dove è facile trovare gente molto ipocrita, poco elastica! Difficile in un contesto simile farsi amici. Come sperimenterà sulla sua pelle, la protagonista Maisie Porter che, promessa ad un lontano cugino in sposa, parte alla volta proprio dell’Australia. Dove ahimè, troverà lungo la traversata oceanica, una mano amica in una signora, la signora Wallace, che le preannuncia profeticamente le difficoltà e le complicazioni matrimoniali che inevitabilmente arriveranno! Ma un altro personaggio che incontrerà sarà William Cooper, personaggio molto importante nello svolgimento della trama. Il neosposo è Maitland Sinclair che si preannuncia come il cacciatore di perle! Misogino, arrivista, molto misterioso. Ah, ecco le perle, sì perchè in questa calda, soffocante cittadina, saranno le vere, silenti protagoniste. Esse sono strettamente legate ad un fatto realmente accaduto. Venivano sfruttati ed erano vittime di razzismo, popolazioni aborigene, che erano usati come palombari per inabissarsi nell’oceano e recuperare madreperla. C’era un commercio, un procedimento lungo, faticoso e delicato! Ma al contempo arrivarono palombari bianchi che diversamente dai primi, volevano avere riconosciuti diritti, essere messi in regola. Gli aborigeni infatti rappresentavano una manodopera gratis, soprattutto erano resistenti, molto più dei bianchi, anche se tutto questo non li salvava da rischiare la vita e prendere la malattia dei cassoni, cioè la decompressione da risalita dall’oceano! Tanti elementi presenti: esoterismo, malefici, passione, misteri e tanto altro, così da farne un romanzo appassionante a tutti gli effetti, anche se come ribadito prima, la lentezza ostacola di molto la lettura! Ma concludendo, ammetto che ne è valsa la pena!