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Anno edizione: 2022
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Un romanzo lucido e terribile, divertito e tagliente, che si misura con i grandi temi – la paura, la crescita – e reinventa le regole del gioco. Una storia sulla fatica di cavarsela in un mondo a misura di adulti, quando gli adulti escono di scena e ti lasciano solo.
Così, alle nove e mezza di mattina del primo gennaio 1997, s'incamminarono verso il paese. Chi li avesse visti insieme, zaino in spalla, avrebbe pensato a due ragazzini che stanno andando a scuola. Proprio lì erano diretti: nel centro esatto del caos.
Tutto ha inizio con una ragazzina che gioca nella neve. Si chiama Sonia, sono le vacanze di Natale del 1996 – quelle della grande nevicata – e lei deve passarle suo malgrado a casa della nonna. Siamo a Lanzo Torinese, un paesino di mezza montagna dove ogni cosa sembra rimasta ferma a cinquant'anni prima. Compresa la casa cigolante e ingombra di mobili in cui vive nonna Ada, schiva, severa vecchia che nella zona ha fama di guaritrice (ma chissà, forse è altro), per la quale Sonia prova un affetto distante. La scuola ha chiuso prima del previsto a causa di quello che tutti chiamano "l'incidente": la professoressa Cardone, acida insegnante di italiano, si è trincerata nella sua aula e durante una lezione – di fronte a una classe segregata e terrorizzata – ha fatto qualcosa di indicibile. Qualcosa che adesso, mentre Lanzo un po' alla volta si svuota per via delle feste e dell'incessante vento ghiacciato, sembra riguardare tutti gli abitanti. Toccherà a Sonia, insieme al suo amico Teo, ragazzino di famiglia contadina educato alla voracità, affrontare l'incubo in cui sono precipitati. Complici per forza, Sonia e Teo si avventurano nel biancore accecante della neve col distacco curioso di chi non ha pregiudizi e forse proprio per questo può sperare nella salvezza. Ma che cos'è la salvezza? Andar via, cambiare vita? O restare e tentare di resistere?
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Storia inquietante ma mi sarei aspettata un po’ di più
Una trama inaspettata, due giovani goffi protagonisti, i paesini Piemontesi a fare da sfondo. Una sorta di horror contaminato delle credenze popolari, dalla saggezza di antiche tradizioni di cui solo alcune donne sono depositarie. Sono rimasta piacevolmente colpita.
Ho iniziato questo libro attirata dal titolo, emblematico e diretto che mi ha subito trasmesso un senso di inquietudine misto a curiosità. La neve bianca isola, cristallizza e amplifica il silenzio spaventoso di Lanzo Torinese, immersa nel folklore piemontese e nel terrore che diviene disturbante. L’elemento sovrannaturale e magico di tutta la storia, ma anche la presenza delle ‘mosche’ piemontesi mi hanno totalmente conquistata e stregata. Marco Peano ci regala una storia di crescita e cambiamenti da leggere tutta d’un fiato, che rapisce e serra lo stomaco del lettore in una morsa.
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