Questo saggio di Sigmund Freud è una riflessione su un'opera dell'immenso Michelangelo Buonarroti: il Mosè. Questa scultura marmorea fa parte dell'apparato della tomba di Giulio II, nella chiesa di San Pietro in Vincoli di Roma. L'autore si sofferma sulle impressioni derivate da un'opera d'arte, osservando la posizione e l'atteggiamento della guida del popolo ebraico. Attraverso l'analisi, Freud cerca di spiegare il preciso istante della vita di Mosè "marmorizzato" da Michelangelo.
Il Mosè di Michelangelo
«Quante volte ho salito la ripida scalinata che porta dall'infelice via Cavour alla solitaria piazza dove sorge la chiesa abbandonata! E sempre ho cercato di tener testa allo sguardo corrucciato e sprezzante dell'eroe, e mi è capitato qualche volta di svignarmela poi quatto quatto dalla penombra di quell'interno, come se anch'io appartenessi alla marmaglia sulla quale è puntato il suo occhio, una marmaglia che non può tener fede a nessuna convinzione, che non vuole aspettare né credere, ed esulta quando torna a impossessarsi dei suoi idoli illusori».
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Edizione:12
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Anno edizione:1977
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RaffaeleMat3 25 febbraio 2022Interessante
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