Lasciarsi andare è qualcosa di proibito nel Giappone di cui parla Mishima in ogni suo romanzo. Qui parla dell'argomento attraverso una metafora. La difficoltà nel sentire la musica diventa lo stratagemma usato dall'autore per mettere il lettore davanti a temi inusuali e di cui non si poteva parlare al suo tempo. La sessualità femminile è un leit motiv delle narrazioni di Mishima, ma qui è forte e diretta è la sua espressione, come se non ci si potesse permettere di non capire.
Un giorno d'autunno, alla porta del dottor Kazunori, uno psicoanalista, si presenta un'affascinante ragazza che lo informa di non riuscire a sentire la musica. Da qui si sviluppa un'intricata vicenda in cui i tentativi di risalire alla causa del problema (la musica è una metafora dell'orgasmo) vengono descritti con una suspence da romanzo giallo. "Musica" si presenta come un'opera controversa, che mostra la doppia disposizione dell'autore nei confronti della scienza trattata: l'indiscutibile interesse che suscita in un intellettuale quale era lui e lo scetticismo di un nietzscheano convinto che non lascia troppo spazio alle giustificazioni e alle influenze esteriori.
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Edizione:11
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Alessandro Fiori 04 dicembre 2017
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ELISABETTA PRIANO 10 gennaio 2011
Premetto che volevo leggere qualcosa di Mishima e mi sono fatta catturare dal titolo senza avere letto nulla della trama, pertanto ero forse impreparata a questa lettura. Aggiungo inoltre che difficilmente abbandono un libro. Detto questo ho rischiato di abbandonare il libro a pagina 130/200 in preda ad un attacco di noia terrificante. Ho mantenuto i nervi saldi e sono arrivata alla fine e le ultime 70 pagine sono in effetti il motivo che cui non ritengo il libro completamente insufficiente. Se l'idea di questo libro e' molto interessante, la sua realizzazione mi e' sembrata non all'altezza delle aspettative. Pagine e pagine di deliri adolescenziali, un po' troppo per i miei gusti. Da evitare.
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PIETRO SANTORO 13 novembre 2010
Il resoconto di un caso psicanalitico raccontato come se fosse un giallo... Sembra un'idea bizzarra, e a tratti la narrazione lascia effettivamente un po' disorientati, eppure il libro si fa leggere, e il lettore finisce davvero per appassionarsi nella ricerca delle cause della misteriosa frigidità della giovane Reiko, e quando la storia finisce scopre di essersi affezionato ai personaggi, di aver vissuto e sofferto con loro... e di aver persino imparato qualcosa...
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