Musica per pianoforte

Macha Kanza, giovane pianista francese qui al suo esordio discografico, sceglie due opere e due compositori che difficilmente lasciano indifferenti: Schumann e Rachmaninoff. Nonché sceglie di cimentarsi con due delle loro composizioni più complesse ed introspettive come Gesänge der Frühe Op. 133, tra le ultime composizioni di Robert Schumann già sofferente della malattia mentale che l’avrebbe poi portato alla morte prematuramente ed i mastodontici Etudes-Tableaux Op. 39 di Sergei Rachmaninoff. Due composizioni all’apparenza molto distanti ma che possono facilmente essere accomunate da un aspetto: l’introspezione. Se infatti in Schumann si fa manifesto sin dalle prime pagine e nasconde molte delle difficoltà tecniche, altrettanto Rachmaninoff corre sul filo del rasoio non prestandosi ad un funambolismo fine a sé stesso ma al contempo richiedendo doti tecniche fuori dal comune all’interprete, quasi una sorta di due volti di una stessa moneta. Macha Kanza risolve magistralmente entrambe le composizioni e porta a termine un difficile cammino che viene intrapreso innanzitutto nella mente dell’interprete, ancor prima di arrivare alle braccia, i polsi ed infine alle dita che ne producono il suono. Al contempo un’interpretazione sentita a fresca che si inserisce però nel grande solco della tradizione interpretativa di queste opere.