Forevergreens

I primi tre album dei Tonbruket hanno lasciato il segno. In quei lavori la band svedese ha definito in modo esauriente la parte di universo musicale che ha deciso di abitare: un mondo ai confini del prog rock, del pop, e del jazz non convenzionale. I Tonbruket sono stati in grado di definire chiaramente la loro identità artistica, perché ciascuno dei membri è un solista di tutto rispetto. La band rappresenta l'incontro di quattro grandi musicisti che si sono già esibiti in molti contesti differenti. Il contrabbassista Dan Berglund ha dato un contributo fondamentale alla reinvenzione del jazz portata avanti dall’Esbjörn Svensson Trio. Il chitarrista Johan Lindström è un talento eclettico che si esprime con molteplici strumenti a corda. Il tastierista e violinista Martin Hederos è un membro dei “The Soundtrack Of Our Lives”, una delle più note rock band svedesi. Il batterista Andreas Werliin suona in band come i “Fire!” e “Wildbirds & Peace Drums”, dove esplora i territori della psichedelia. Nel complesso, i primi tre album dei Tonbruket (“Tonbruket”, “Dig It To The End” e “Nubium Swimtrip”) tracciano un percorso coerente, in cui la band è rimasta fedele alla sua visione di prendere il jazz più convenzionale per spostarlo nella direzione della musica rock strumentale. La musica dei Tonbruket è sempre stata non catalogabile in base al genere, ma in “Forevergreens” la band si spinge ancora oltre, abbracciando i propri paradossi, assaporando i contrasti all’interno della propria musica e divertendosi con i luoghi comuni. “Forevergreens” è al tempo stesso il più tranquillo e il più forte dei loro album. Non si erano mai spinti così vicino al jazz, né hanno deviato poi così lontano da esso. Lo si potrebbe tranquillamente chiamare “jazz”, o “rock strumentale” o anche “folk d’avanguardia”. Ma forse la descrizione più convincente è il sotto-genere che Johan Lindström ha inventato per descrivere questo viaggio ai limiti di tutti e tre generi: la chiama semplicemente musica.