La natura dell'amore - Donatella Marazziti - copertina
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Letteratura: Italia
La natura dell'amore
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Descrizione


Qual è l'origine del "mal d'amore"? Perché l'amore è così spesso causa di sofferenza? Perché ci sono persone che non riescono ad amare, e persone che passano da un'infatuazione all'altra? Perché alcuni si attaccano ossessivamente alla persona amata, mentre altri non sanno andare oltre un legame superficiale? Questi comportamenti dipendono dall'ambiente o dalla storia psicologica di ciascuno, oppure esistono cause biologiche, che vanno ricercate nella fisiologia del cervello? In questo libro l'autrice guida il lettore attraverso le ultime scoperte delle neuroscienze per illustrare la biologia dell'amore e mostrare i meccanismi molecolari nelle varie parti del cervello che sono coinvolti nei nostri sentimenti.

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258 9788817001656 Buono (Good) .

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La natura dell'amore

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Tascabile
258 p., Brossura
9788817001656

Valutazioni e recensioni

  • Valeria NEGLIA

    Siamo liberi di innamorarci? Perché alcune persone non riescono ad instaurare relazioni affettive gratificanti? Si può guarire dal mal d’amore? Quanti tipi di amore esistono? A queste e ad altre domande ambisce rispondere il saggio "La natura dell’amore" della psichiatra Donatella Marazziti. Le conoscenze attuali, che permettono di associare differenti “stadi” e tipologie di amore a correlati biochimici e neuroanatomici, sono ricavate in massima parte da studi sulla dinamiche del sistema nervoso centrale e delle alterazioni biologiche in soggetti affetti da diverse patologie psichiatriche. Caso esemplare: l’affinità tra il disturbo ossessivo compulsivo (DOC) e l’innamoramento, caratterizzati entrambi dal punto di vista biochimico dall’abbassamento del livello di serotonina e, dal punto di vista psicofisiologico, dalla consapevolezza di uno stato mentale alterato di benessere od oscillante tra gioia e tristezza, da comportamenti specifici finalizzati ad una risposta reciproca e dal manifestarsi di immagini intrusive dell’altro. Se una disfunzione delle strutture delle varie aree cerebrali coinvolte nel processo amoroso può alterare la capacità di mantenere o stabilire una relazione affettiva, dall’altro lato, durante la “tempesta biochimica” in atto in fase di innamoramento, la situazione di particolare fragilità favorisce il manifestarsi di patologie psichiatriche latenti nel soggetto. Ad ogni modo appare importante osservare come il confine tra normalità e patologia sia labile, la prima essendo una posizione dinamica di un continuum che può sfociare nella seconda. L’approccio neuroscientifico e divulgativo del saggio offre senza dubbio spunti interessanti ai non addetti ai lavori, abituati ad analisi dell’amore psicologiche, che sottolineano l’importanza della storia personale dell’individuo, o socio-culturali, privilegianti la storia collettiva. Di fronte al protagonismo della fase dell’innamoramento e dell’amore maniacale nelle rappresentazioni artistiche, e soprattutto cinematografiche, della cultura occidentale, e di una certa “tecnicizzazione” dell’esperienza sessuale svincolata dal suo contesto affettivo, lo studio della componente biologica dell’amore offre sorprendentemente lo spunto per la valorizzazione della fase dell’attaccamento, che scaturisce, scientia dixit, “non solo dal timore dell’abbandono ma dalla ricerca”, radicata nell’essere umano, “di emozioni positive connesse alla vicinanza dell’altro”. Se il saggio ambisce ad un maggior consapevolezza dei sentimenti per imparare a viverli meglio, è pur vero che poco spazio viene dato alla terapia della parola quale terapia complementare a quella farmacologica. La prima viene pressoché ridotta a rimedio per problemi di natura esclusivamente psicologica e messa da parte in presenza di squilibri biochimici. Ne consegue che Marazziti si interroghi sulla possibilità di alcune “ricette” farmacologiche con cui ad esempio individui sani ma restii ad instaurare relazioni di lunga durata e troppo inclini all’innamoramento facile possano “guarire” incrementando l’ossitocina, il neuropeptide coinvolto nella fase dell’attaccamento, e somministrando loro piccole dosi di neurolettici, farmaci usati per curare gli stati maniacali. Nonostante la psichiatra cerchi costantemente di non ridurre un sentimento nobile e polimorfo quale l’amore al suo correlato biologico, la libertà umana sembra messa in crisi. Non siamo liberi di innamorarci, afferma Marazziti, anche se possiamo rinunciare ad instaurare una relazione se giudichiamo opportuno evitarla o se non corrisposti. Assente nella fase dell’innamoramento, durante la quale “l’amigdala sequestra il cervello”, la libertà sembra infine fare capolino solo nel processo di natura più cognitiva che si instaura qualora l’attrazione evolva nella fase dell’attaccamento e dell’amore propriamente detto, e soprattutto nella volontà di coltivare quest’ultimo impegnandosi in una relazione potenzialmente “eterna”.

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Donatella Marazziti

Professore a contratto di Psichiatria, Dirigente medico I° livello, Responsabile del laboratorio di Psicofarmacologia della Sezione di Psichiatria del Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale, Università di Pisa. Viene considerata dalla rivista Class tra i 10 psichiatri più importanti d’Italia. Fa parte del gruppo di studio dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per la psichiatria per il disturbo ossessivo-compulsivo. È direttore scientifico della Fondazione Brain Research Foundation di Lucca e ha fondato l’associazione La Quercia.

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