Mettiamo che ci sia un naufragio. Mettiamo che i naufraghi siamo noi. Anche le terre che cerchiamo di scorgere all'orizzonte siamo noi, perché ciò di cui siamo naufraghi è noi stessi. E in questa ricerca, si evidenziano la nostra perversione e il nostro paradosso, la nostra condanna, anche: lasciamo una società ricchissima, ma che in realtà è povera di quello che ci manca e che ci occorre. Da questa metafora partono le storie di Paolo Crepet. La sua formazione e l'esperienza professionale di psichiatra sono l'humus che sostanzia le storie, ma non ci troviamo di fronte a una serie di "casi clinici": ogni storia vale per tutti, è un caso clinico generale, in cui di "vero" c'è la memoria affettiva e sensoriale.
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Anno edizione:1999
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