Come "Una donna pericolosa", anche qui si tratta di malattia, non di sesso. Si tratta di angoscia profonda che ossessivamente chiede un farmaco che provochi artificialmente l'oblio. È la legge del desiderio che per natura trasgredisce la legge. La famiglia, il decoro, la vita normale, i sentimenti leciti e buoni. Asettici, privi di emozione e di quel rischio che rende la vita pericolosamente affascinante, quando si percorre il rapido crinale che la avvicina alla morte. Essere qualcosa per qualcuno, chiunque sia. Essere tutto, per una notte. La brama di assoluto godimento consuma la vita di Adele, la divora innescando un processo autodistruttivo senza speranza: essere il frutto proibito nel giardino dell'orco, dove alcol e fumo sono altrettante, ottundenti necessità. La vita di Adèle è descritta a quadri, a scene, senza i fili connettivi della narratività, ma con precisione chirurgica e climax progressivo verso gli apici del profondo dolore. Un'opera prima asciutta e ruvida, senza concessioni liriche o sbavature sentimentali. Una giovane scrittrice da tener d'occhio
Nel giardino dell'orco
Adèle cammina per le strade di Parigi la sera, dopo il lavoro al giornale, talvolta anche durante la pausa pranzo, in cerca di incontri. Ha trentacinque anni, un marito medico dedito al lavoro e un bambino di pochi anni; una vita cui in fondo manca poco per potersi dire felice. Eppure non può smettere di ribellarsi alla sensazione di vuoto che la assilla ogni giorno e che scaccia attraverso il corpo: è la fame per lo sconosciuto, da afferrare anche solo per un attimo. E non importa chi sia o dove, basta un incontro, un breve scambio di sguardi per trovare una veloce soddisfazione, o un'affinità che può trasformarsi in una vaga relazione. Dopo, Adèle sa tornare a casa, preparare la cena al bambino e infilarsi nel letto accanto a Richard, come sempre. Una febbre che non fa che salire e che trascina Adèle verso l'incapacità di gestire le due vite in cui si dibatte senza posa. Potrebbe essere facile giudicare Adèle, eppure seguiamo il suo cammino tortuoso con empatia, non riusciamo semplicemente ad accomodarci in platea, perché veniamo destati da un'impellenza, la sua, che capiamo, che da qualche parte forse abbiamo persino riposto. Nel giardino dell'orco non è la storia di una ninfomane, ma quella di una donna di oggi stretta nei lacci di una quotidianità come fossero spilli sul cuore. Definita la Madame Bovary a luci rosse, Adèle è un personaggio quasi tragico e la sua autrice, Leïla Slimani, un nuovo talento della narrativa francese contemporanea.
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