Vincitore del Brooker Prize 2025, “Nella carne” è la storia di Istvàn, trascorsa per lo più tra Ungheria e Inghilterra. Una vita come tante, fatta di successi e sconfitte, gioie e lutti, che il protagonista sembra vivere in modo assolutamente passivo. Una marionetta in balia di forze estranee in grado di manovrare le sue scelte e muovere la sua carne. Difficile capire le emozioni dell’enigmatico e laconico Istvàn, la cui tipica risposta a qualsiasi domanda si limita ad un (forse apparentemente) disinteressato “Ok”. La scrittura è scarna, essenziale quasi a rappresentare l’asciutto disincanto con cui il protagonista affronta la vita. Un libro indubbiamente necessario, che invita ad interrogarsi sulla fragilità della nostra essenza e che mette in discussione il valore del libero arbitrio.
Nella carne
Libro vincitore del Booker Prize 2025.
Tra i migliori libri del 2025 secondo il New Yorker e il New York Times
«Forse è a quell’età, pensa István, che hai la prima percezione di non coincidere esattamente con il tuo corpo, di occupare lo stesso spazio senza essere proprio la stessa cosa, perché una parte di te resta indietro rispetto alla trasformazione fisica e ne è sorpresa come potrebbe esserlo un osservatore esterno, e a quel punto non ti senti più in totale armonia, ma ti viene da parlare del tuo corpo come fosse un’entità leggermente separata, benché ti riesca sempre meno di opporti ai suoi desideri».
È un cerchio perfetto la vita di István, che si dipana in un’alternanza di successi e disfatte sullo sfondo della storia europea degli ultimi quarant’anni. Dall’Ungheria a Londra e ritorno, dal crollo della Cortina di ferro alla pandemia, passando per la seconda guerra del Golfo e l’ingresso nell’Unione Europea dei Paesi dell’ex blocco sovietico, la sua è la parabola di un uomo in balìa di forze che non è in grado di controllare: non solo quelle all’opera sullo scacchiere politico del Vecchio Continente, che lo manovrano come un fantoccio, ma anche quelle – istintive – che ne governano la carne, spesso imprimendo svolte decisive alla sua esistenza. Tutto – i traumi e i lutti, i traguardi raggiunti e le potenziali soddisfazioni – lo lascia ugualmente impassibile, pronto a fronteggiare ogni accadimento, dal più fortunato al più tragico, con l’arma del suo laconico: «Okay». E forse è davvero questa l’unica ricetta per attraversare incolumi il tempo che ci è concesso in sorte: solcarlo senza illusioni, abbandonandosi alla corrente. Con questo romanzo David Szalay ci consegna un personaggio insieme magnetico e respingente, un discendente ideale della stirpe di Barry Lyndon e Meursault – e si conferma uno dei più singolari e ironici cantori del nostro acuto smarrimento.
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Collana:
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Anno edizione:2025
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Martina Gallo 26 novembre 2025
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