Ben condotto...come solo luigi pirandello sa fare....la cosa più bella di questo libro è indubbiamente l'ultima pagina e mezzo con cui pirandello in maniera post-moderna risolve il problema della morte: non sconfiggendola o accettandola, ma vivendo, perchè vivere è andare avanti senza fermarsi a pensare e confondersi con tutto ciò che intorno a noi vive insieme anoi..il mondo va vissuto facendone parte e non cercando di darci una maschera per differenziarci da ogni altro essere vivente, perchè questo significherebbe, secondo la concezione pirandelliana, MORIRE.. libro da avere nel proprio bagaglio intellettuale
Uno, nessuno e centomila
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"Uno, nessuno e centomila", pubblicato nel 1926, è il romanzo in cui appare in modo più articolato e coerente il pensiero pirandelliano circa la vita e la società, trattandosi della sua ultima opera che segna dunque il culmine di quella attualissima riflessione sulla complessità e sulla drammaticità della condizione umana iniziata con "Il fu Mattia Pascal" (1904). Il protagonista, Vitangelo Moscarda, esprime nella propria tragica vicenda ciò che potrebbe accadere a ognuno di noi: egli ha infatti scoperto di essere estraneo a se stesso, in quanto viene visto e costruito dagli altri a modo loro, dunque in "centomila" modi; prende così coscienza di non possedere una personalità, bensì tante quante gli altri gliene attribuiscono. L'ossessione lo travolge, gettandolo in un vortice di follia, e facendolo giungere a rinnegare perfino se stesso.
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Anno edizione:2017
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Nettamente superiore a "Il fu Mattia Pascal", che ho mollato e ripreso più volte, "Uno, nessuno e centomila" è illuminante e una ricchissima fonte di spunti e riflessioni. Molto interessante la tematica della frantumazione dell'io, dell'esistenza di "centomila" identità, che mi ha fatto venire in mente questa citazione: “Noi non vediamo le cose per come sono, le vediamo per come siamo noi” (Talmud). La realtà e soggettiva, e la stessa realtà sarà percepita in centomila modi diversi. Ma se la realtà non è obiettiva, non è certa, esiste davvero? Non è un libro lungo, ma ci vuole un po' di pazienza e una mente aperta, perché ne vale davvero la pena.
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Leggere dei classici non è mai facile, alcuni risultano eccessivamente pesanti e mal digeribili, in questo caso ''uno, nessuno e centomila'' è piuttosto breve e anche scorrevole, certo l'inizio è la parte più interessante, il signor Moscarda si interroga su se stesso, partendo da un naso storto visto dalla moglie che lui mai aveva notato, il tutto risulta grottesco, buffo, fino ad affondare in interrogativi sulla propria persona, su quello che si è per se stessi, per gli amici, per la gente. Poi la parte centrale perde mordente e ho fatto maggiore fatica a proseguire. Aggiungo che questa edizione non mi è piaciuta affatto, perchè nella prima parte c'è un altro romanzo, quindi ho iniziato a leggere qualcosa che non avevo richiesto, ''i quaderni di serafino gubbio'', letti alcuni li ho saltati fino all'atteso romanzo che sembrava nemmeno esserci.
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