Nonostante i numerosi tentativi di interpretarne l’opera come prototipo di filosofia irrazionalista, di pensiero metafisico o di cultura postmoderna, come profezia di una grande politica dapprima reazionaria poi rivoluzionaria, Nietzsche appare ancora oggi fecondamene inattuale, irriducibile agli stereotipi di fautore del superuomo e dell’eterno ritorno conseguenti alla morte di Dio. È giunto forse il tempo di comprendere che il principale intento del filosofo della gaia scienza è la valorizzazione degli affetti e del mondo delle cose prossime, da sempre svalutate dalla morale e dalla metafisica: egli sostiene che la volontà di potenza è affetto, non dominio o sopraffazione, bensì arte dell’interpretazione affettiva che attribuisce un senso al mondo in cui viviamo. La trasvalutazione dei valori del filosofo sperimentale non conduce al relativismo scettico ma ad una futura obiettività nella quale percezioni, sguardi, ricordi, affetti e prospettive compongono un modello più articolato di oggettività conoscitiva, all’altezza della crescente complessità del reale.
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Nietzsche e il mondo degli affetti
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Anno edizione:2005
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