Ninfa moderna. Saggio sul panneggio caduto - Georges Didi-Huberman - copertina
Ninfa moderna. Saggio sul panneggio caduto - Georges Didi-Huberman - copertina
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Letteratura: Francia
Ninfa moderna. Saggio sul panneggio caduto
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Descrizione


"Non ha senso chiedersi dove Ninfa inizi la sua corsa, né dove la finirà. Per Aby Warburg Ninfa designa l'eroina impersonale del Nachleben, la 'sopravvivenza' di quelle paradossali cose del tempo, appena esistenti, ma indistruttibili, che vengono a noi da lontano e sono incapaci di morire del tutto. Non c'è da sapere dove, o quando, Ninfa finirà, ma fin dove è capace di annidarsi, di nascondersi, di trasformarsi. Alle ninfe della tradizione accadono molte cose e l'iconografia classica ce le mostra in tutte le situazioni possibili: adagiate o in piedi, in sosta o di corsa, languide vicino a una sorgente o dormienti in una grotta, su una fontana o su una conchiglia, filando la lana o cantando melodie inudibili, volteggianti o inseguite, aggredite o partecipi dei giochi amorosi, rapite o rapitoci di giovinetti, donatrici d'acqua e levatrici di dee, nutrici e balie di Dioniso, custodi delle fonti della vita o funeste agli esseri umani. Un ampio ventaglio di casi, dal quale si delinea un movimento lentissimo - come un film girato per decine di secoli e che vorremmo accelerare per capirne la logica -, un movimento che non smette d'inquietare: è l'inarrestabile caduta della Ninfa, il suo movimento verso il suolo, il suo rovinare al rallentatore. Si vuol sapere, allora, fin dove la Ninfa è capace di cadere..."

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Informazioni:

lf13 Brossura editoriale, Collana “Aesthetica”, volume in ottime condizioni, illustrato, copertina e interno in ottimo stato, legatura salda 151 pagine circa Copertina come da foto ISBN/ASIN 8884164214 . 151. . Molto buono (Very Good). . . .

Dettagli

5 novembre 2013
151 p., ill. , Brossura
9788884164216

Valutazioni e recensioni

  • MARIO COBUZZI

    Già il titolo del saggio ci indica che qui viene affrontato uno dei temi tipici di Aby Warburg: quello della Ninfa- e il fatto che Didi-Huberman affronti questo argomento ci sembra del tutto naturale, se si pensa all’importanza della figura di Warburg per lo studioso francese (autore del noto “L’immagine insepolta” –pubblicato in Italia da Bollati Boringhieri- testo fondamentale per quel che riguarda gli studi sul fondatore dell’ Iconologia). Didi Huberman, in queste pagine, cerca la Ninfa nell’arte e nell’estetica contemporanee, per capire quale sia stato il suo destino nella nostra epoca storico artistica- ricerca legittima se ripensiamo a quanto lo studioso afferma, con la sua bellissima prosa, in merito a ciò che la Ninfa rappresentò per Warburg: “Eroina molteplice dell’estraneità inquietante, ci dà in dono le somiglianze nascoste, ove, improvvisamente,tutte le epoche danzano insieme e tutte le possibili incarnazioni si mescolano come in un sogno” . Ovvero: la Ninfa ha la forza di ricomparire del tutto inaspettatamente,anche in forme nascoste o comunque molto diverse da quella originaria,in epoche cronologicamente lontane da quella che l’ha generata- tra le altre l’età contemporanea,per l’appunto. Non solo Warburg, ma anche Walter Benjamin, perché la storia moderna della Ninfa è la storia di una duplice caduta -quella sua e del suo panneggio- che diventa un aspetto significativo della più generale perdita dell’aura: “Fuga delle Muse, caduta di Ninfa o declino dell’aura: è tutt’uno.” E così, dalle fotografie di Moholy- Nagy fino a quelle di MC Queen, ci inoltriamo nel ventre della città moderna, coi suoi mendicanti agli angoli delle strade e i suoi strofinacci vicino ai tombini (così altri nomi diventano indispensabili per Didi-Huberman- quello di Baudelaire, innanzitutto): ecco cosa rimane della Ninfa e dei suoi panneggi nella contemporaneità. Ma la caduta della Ninfa non genera –scrive l’autore- “pura assenza: l’assenza è sempre impura. Impura, cioè ricca, delle sue presenze psichiche e delle sue tracce materiali,dei suoi fantasmi e delle sue vestigia che,un giorno o l’altro, ci appariranno sotto qualche forma di panneggio, di spiegazzatura, di piega”. E’ insomma un altro dei grandi temi warburghiani, quello della Sopravvivenza, a fare da filo conduttore alla ricerca del destino moderno della Ninfa. Ed è a questo punto che un altro tema viene a galla: quello dell’Informe- e di conseguenza il nome di Georges Bataille- perché “le cose che si trasmettono nelle sopravvivenze [fenomeni ben distinti dalle rinascenze] diventano, o ridiventano, sempre più impure”, esistono unicamente “nella vocazione a decomporsi sempre più”. E allora perché dare agli stracci, resti di un panneggio antico ormai diventato rifiuto, il valore di vero e autentico oggetto storico? “Perché essi manifestano- continua Didi-Huberman- nel loro movimento di decomposizione, uno stato intervallare tra due stasi dell’oggetto: ancora umano […] e già informe.[…] Ancora cosa determinata e già materia indeterminata”. Ed è così che lo studioso ricongiunge a unico principio la “iconologia dell’intervallo” di Warburg e le posizioni di Benjamin. Il capitolo finale, tutto incentrato sullo studioso amburghese è splendido,e forse,da un punto di vista strettamente metodologico,è il più significativo del libro. Nel suo Atlante della Memoria, Warburg aveva già cercato le tracce della Ninfa nella contemporaneità, e aveva trovato i suoi resti nella giocatrice di golf e,scrive Didi-Huberman ,“più in basso nella materia sociale, cioè nell’archeologia dell’immemorabile contemporaneo”- la pubblicità di una carta igienica, tra le altre cose. La scelta di queste connessioni,da un punto di vista strettamente storico, è da parte di Warburg un atto arbitrario; ma è un atto che ci insegna una verità più profonda:”è il funzionamento epidemico delle immagini, al di là delle frontiere cronologiche e geografiche,che ci viene suggerito”- è sempre Didi-Huberan,che evidentemente la lezione l’ha capita a fondo,a spiegarcelo. Ed è ancora lui, in questa splendida conclusione del suo libro, a parlarci della necessità di chiudere gli occhi, e conseguentemente della storia dell’arte intesa come sapere poetico in cui lo storico manipola le immagini ed è da esse manipolato. Conclusa la lettura,l’eredità warburghiana apparirà quanto mai viva,e ancor più affascinante nella sua complessità.

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Foto di Georges Didi Huberman

Georges Didi Huberman

1953, Saint-Étienne

Georges Didi-Huberman (Saint-Étienne 1953), è uno dei maggiori filosofi e storici dell’arte francesi. Dal 1990 insegna all’École des Hautes Études en Sciences Sociales di Parigi. Oltre a Scorze, pubblicato da Nottetempo, ricordiamo Aprire Venere. Nudità, sogno, crudeltà (Einaudi, 2001), L’immagine insepolta. Aby Warburg, la memoria dei fantasmi e la storia dell’arte (Bollati Boringhieri, 2006), Ninfa moderna (2004), La pittura incarnata (2008) tutte pubblicate da il Saggiatore; e La conoscenza accidentale (Bollati Boringhieri, 2011).

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