I ricordi di una vita. Uno sguardo disincantato sul passato. Nella memoria. In quel che resta di ciò che è già stato dimenticato. Ricordi assenti, di una madre, di un padre, di un amico, di una serva. Accaduti altrove, non ora, non qui. I ricordi del possibile, dove il possibile è il limite mobile di ciò che uno è disposto ad ammettere.L'eterno imprigionato tra la volontà e l'istinto. Di ricordare. E di dimenticare. Un piccolo grande libro di uno dei più lucidi autori contemporanei italiani.
"Questo breve e intenso primo libro di Erri De Luca porta già impressi in ogni frase - mi sembra - i segni di un vero scrittore: un tono di voce che appena si coglie diventa inconfondibile, e la integrità di uno sguardo che sa mettere nel giusto fuoco i pensieri e i sentimenti. Qui la memoria non è consolazione, ma è un dramma, e il tempo gioca un suo gioco crudele stabilendo distanze insormontabili tra chi narra e la materia del proprio racconto. Una luce bianca e densa come quella che filtra da nuvole alte bagna queste pagine. E la luce in cui il protagonista de "Il posto delle fragole" di Bergman vedeva i propri genitori ancor giovani intenti a pescare con la canna sulle rive di un lago. Leggendo questo libro che rievoca i momenti di un'infanzia trascorsa a Napoli e per sempre scomparsa, ho ripensato a quell'immagine struggente che dice con assoluta e trasparente immediatezza il dolore per la vita che tutto cancella e ci rende estranei a noi stessi e al nostro passato." (Raffaele La Capria)
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LAURA ZIZZO 28 novembre 2016
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E’il primo libro scritto da De Luca e già ci sono tutte le peculiarità del suo stile, le note di sensibilità e rispetto con cui lui si approccia con il mondo e con i sentimenti. E non mancano le riflessioni sul potere della “parola”; parola come arma per colpire, come strumento per comprenderci, parola spesso incapace di esprimere tutti i propri pensieri, i propri sentimenti. Nel contesto della sua infanzia, nella vecchia Napoli, lo scrittore inserisce un particolare dialogo fittizio con la madre, che si presenta ora vecchia, ora giovane, così come lui si mostra ora ragazzo, introverso e …, ora adulto, anzi anziano che tutto ha visto e soppesato. E in questa lunga lettera lui mette a nudo se stesso, la sua infanzia, le sue relazioni con la famiglia, con la Napoli del dopoguerra. E il rapporto con la madre sempre sofferto, tirato, ma anche cosi viscerale, come solo può essere il legame con chi ti ha dato la vita! E’ un racconto sincero, ora crudo, ora drammatico, sempre comunque molto profondo.
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Terribile, terribile tenerezza.
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