Ho lasciato passare troppo tempo prima di scrivere questa recensione, ma le sensazioni sono rimaste lì, immutate, incastonate con forza nella memoria. Non si sono sbiadite, nonostante il tempo. Anzi: sedimentandosi, hanno forse acquisito ancora più intensità. Ricordo con precisione il momento in cui ho iniziato a leggere. Intorno a pagina 40 ho sentito il dubbio affacciarsi: continuare, o chiudere qui? L’assenza totale di punteggiatura, il ritmo ipnotico e circolare, la ripetizione di pensieri e gesti — tutto sembrava mettermi alla prova. Era come trovarsi davanti a un testo che non si lasciava leggere, ma che chiedeva di essere attraversato. Poi ho deciso: vado avanti. E lì è scattata la magia. Ho cominciato a divorare le pagine. Quasi senza accorgermene mi sono procurato anche gli altri due volumi. È stato come entrare in uno spazio interiore sospeso, dove il tempo si dilata e si contrae, dove nulla accade davvero ma tutto si muove in profondità. Nobel o non Nobel, questa è senza dubbio una delle letture più potenti che ho affrontato dall’inizio dell’anno. Una storia all’apparenza semplice, quasi minimale, ma che custodisce al suo interno un mondo complesso, stratificato, sofferto. La narrazione si sviluppa come un flusso di coscienza che somiglia più a un mantra che a una cascata di pensieri. Ogni frase si ripete, si sfuma, ritorna, si trasforma. È una scrittura che avvolge, che respira piano, che scava. Le ambientazioni sono scarne, essenziali, ma proprio per questo cariche di un raccoglimento quasi sacro. Ci si sente soli con se stessi e con le domande fondamentali: la morte, il tempo, la fede, l’identità, l’arte. E anche con la bellezza disarmante della semplicità. Bello. Essenziale. Pulito. Un’esperienza letteraria più che un romanzo. Se qualcuno mi chiedesse: mi consigli un buon libro da leggere? La risposta, ormai, la potete immaginare.
Un nuovo nome. Settologia. Vol. 6-7
Un nuovo nome è un’esplorazione trascendente della condizione umana e un’esperienza di lettura ammaliante, ipnotica e trascinante, una riflessione a tutto tondo sull’essere umano e su quello che è capace di provare dentro di sé.
Asle è un pittore anziano e vedovo che vive da solo sulla costa sudoccidentale della Norvegia. Nella vicina Bjørgvin un altro Asle, anche lui pittore, giace in ospedale, consumato dall’alcolismo. Ma i due Asle non sono altro che due facce della stessa medaglia, versioni distanti ma simili della stessa persona, della stessa vita, dello stesso essere alle prese con domande esistenziali insistenti e tormentate. Nel romanzo che chiude il ciclo della Settologia di Jon Fosse seguiamo, in un viaggio a ritroso nel tempo, le vite dei due Asle: il narratore incontra il suo amore di una vita, Ales, si unisce alla Chiesa Cattolica e inizia a guadagnarsi da vivere cercando di dipingere le immagini dalle tinte fosche che si imprimono nella sua mente.
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Anno edizione:2024
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Caribu 18 giugno 2025Volevo smettere, poi è arrivata la magia
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Portnoy 29 maggio 2025Una preghiera alla vita
"Settologia" di Fosse è una preghiera, un flusso di coscienza salmodiato come una confessione liturgica. Contrariamente a quanto leggo per la rete, non credo che la scrittura di Fosse sia particolarmente complicata. Sicuramente è un testo per lettori che si interessano di letteratura e non "di libri" (perdonate la spocchia) ma, in sé, non presenta ostacoli particolari a livello grammaticale o di pensiero. Tutt'altro, la forza del libro sta proprio nella sua prosa minimale, un dolce e semplice mantra che narra episodi di vita presente e passata del protagonista (amore, arte, alcolismo, lutto, famiglia, religione) senza aggiungere nulla alla meraviglia della realtà. Un consiglio. A mio avviso il libro richiede che, per essere goduto appieno, il lettore "legga" con il dovuto pathos, dando musicalità alle parole (cosa che dovrebbe essere fatta sempre, ma vale la pena ribadirla... mi si perdoni nuovamente la spocchia), solo così si riesce davvero a sentire la bellezza di questo testo.
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Nereo 05 gennaio 2025Settologia
Settologia di Jon Fosse rappresenta il punto più alto raggiunto dal grande maestro norvegese nel campo della narrativa. Scritto senza mai usare un punto, Fosse ci racconta la vita, la fede, la disperazione di Asle il protagonista pittore che vive gli ultimi tre giorni pensando alla moglie scomparsa e interagendo con il vicino di casa Åsleik, il gallerista Beyer e un’ altro amico sempre di nome Asle, consumato dall’alcol che rappresenta il suo alter ego. Sembra di leggere Beckett, ma con tanta introspezione! “Un nuovo nome” è la parte finale di Settologia. Dopo 20 anni di grande drammaturgia Fosse ha scelto di tornare alla narrativa con quest’opera monumentale di 1200 pagine tradotta in italiano in modo efficace da Margherita Podestà Heir. È consigliabile la lettura dopo aver letto i primi due volumi. Meraviglioso.
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