L' oblio del linguaggio
La filosofia e il linguaggio scoprono, di fronte all'essere, la loro inadeguatezza; il mondo esterno, nella complessità dei suoi significati, non può essere ridotto a una definizione di carattere linguistico. La comprensione del senso spetta piuttosto all'arte e ai suoi molteplici e diversificati mezzi espressivi, in grado di cogliere la cifra di ciò che è intorno. Muovere dall'indicibilità imposta dal silenzio tanto alla parola scritta quanto alla voce per tentare una comprensione dell'essere delle cose, che pure sfuma sempre nell'indistinto dell'afasia o della pagina bianca, obbliga il filosofo a volgere il pensiero verso l'arte e la letteratura, saperi già da tempo consapevoli che dire è obliare non solo il linguaggio, ma l'uomo stesso che parla o scrive di sé, poiché l'eco delle parole si proietta su fogli d'ombra dei quali la memoria è incapace di serbare i volgimenti: il lento, perpetuo farsi e disfarsi della nostra vita, palinsesto di mobili tracce, di segni senza significato, d'ibride e illusorie alchimie della ragione.
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Anno edizione:2007
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In commercio dal:22 marzo 2007
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