L'ho trovato strano e opaco, certamente per la forma narrativa che é inusuale e perché gli accadimenti spesso sono raccontati dietro una patina di detto e non detto. Il libro é composto da una serie di racconti/capitoli ambientati in una cittadina americana in cui Olive é, in altri più e in altri meno, presente, ma quelli dominanti hanno come protagonisti proprio lei e la sua famiglia; gli altri mi sembrano essere stati messi lí a caso e senza alcun perché. I personaggi, a partire dalla stessa Olive, non sono positivi o gradevoli, ma piuttosto deprimenti, ma proprio per questo ho avuto l'impressione di una certa volontá da parte dell'autrice di farli amare al lettore; ebbene... con me non ha funzionato, proprio per nulla. Inoltre per tutto il romanzo ho avuto la sensazione di essere negli anni '70/'80, anche se l'arco temporale parte sì dagli anni '70, credo, ma va fino ai primi anni duemila. Per fortuna il libro é abbastanza scorrevole.
Olive Kitteridge
Premio Pulitzer 2009, Premio Bancarella 2010 e Premio Mondello 2012.
In un angolo del continente nordamericano c'è Crosby, nel Maine: un luogo senza importanza che tuttavia, grazie alla sottile lama dello sguardo della Strout, diviene lo specchio di un mondo più ampio. Perché in questo piccolo villaggio affacciato sull'Oceano Atlantico c'è una donna che regge i fili delle storie, e delle vite, di tutti i suoi concittadini. È lì che vive Kitteridge, un'insegnante in pensione che, con implacabile intelligenza critica, osserva i segni del tempo moltiplicarsi intorno a lei, tanto che poco o nulla le sfugge dell'animo di chi le sta accanto: un vecchio studente che ha smarrito il desiderio di vivere; Christopher, il figlio, tirannizzato dalla sua sensibilità spietata; un marito, Henry, che nella sua stessa fedeltà al matrimonio scopre una benedizione, e una croce. E ancora, le due sorelle Julie e Winnie: la prima, abbandonata sull'altare ma non rassegnata a una vita di rinuncia, sul punto di fuggire ricorderà le parole illuminanti della sua ex insegnante: «Non abbiate paura della vostra fame. Se ne avrete paura, sarete soltanto degli sciocchi qualsiasi». Con dolore, e con disarmante onestà, in «Olive Kitteridge» si accampano i vari accenti e declinazioni della condizione umana – e i conflitti necessari per fronteggiarli entrambi. E il fragile, sottile miracolo di un'altissima pagina di storia della letteratura, regalataci da una delle protagoniste della narrativa americana contemporanea, vincitrice, grazie a questo "romanzo in racconti", del Premio Pulitzer 2009.
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Anno edizione:2009
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Py87 15 giugno 2025Pallido
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sara 29 marzo 2025ritratto straordinario
Un ritratto straordinario di una donna complessa, raccontato attraverso storie intrecciate che rivelano l'anima di una piccola comunità del Maine. La Strout dipinge con pennellate precise l'ordinaria straordinarietà della vita, le piccole crudeltà e gli inaspettati momenti di grazia. Un capolavoro di introspezione psicologica che resta impresso nel cuore del lettore come un'indelebile verità sulla condizione umana.
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Laladradilibri 05 maggio 2024Sotto le aspettative
A malincuore non ho trovato questo romanzo all'altezza delle aspettative che mi ero creata leggendo le recensioni altrui. Quella che dovrebbe essere la protagonista, Olive, di fatto è quasi un personaggio secondario in un romanzo frammentato in capitoli che sondano ognuno le vicissitudini di famiglie diverse tra loro e loro modo intrecciate. Nonostante la lettura piacevole e scorrevole il libro non mi ha lasciato quanto speravo e in generale ho trovato che l'autrice abbia ricorso, forse, un po' troppo a immagini che provassero a commuovere con l'unico risultato di apparire pesante.
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