Di chi è il viso che Julie vede riflesso nello specchio? Di chi è la voce che la chiama e la invita salire al castello di Toppo? Un passato rinnegato che si intreccia con un presente inquietante. Un segreto nascosto in una vecchia lettera scritta in una lingua dal sapore antico: "Viers sera una zovina patida e sporcia cuntuna ninuta a brassacuel a mi à serciât. Ano fevelava talian, no dal dut, nome un pôc. I ai capît il sio non: Julie ma no sai il cognon. ... Intant ch'i i davi un plat di mignestra la nina à viert i vugluts. Il côr a si è strent, o varès sigât: - La mê nina! La mê nina! Cul côr spacât, i ai pensât ch'i soi vecia e i jôt pôc, e che forsi al era il dolôr ch'al mi faseva un brut schers e no ai fat nuia,... ai fat fenta di no capî. Cumò il dubit a mi ten sveada... Nuta! Nuta! Perdonimi."
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Anno edizione:2010
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