Ho affrontato la lettura di questo libro perché attratta dal titolo che richiamava l’Oratorio di Natale di Bach. Mi aspettavo una lettura leggera e rilassante , invece è stata una autentica sorpresa. Il lavoro di Tunström è un libro denso, difficile, corposo e di non semplice lettura e di cui è quasi impossibile fare una sintesi credibile e rispettosa, tante sono le molte riflessioni ed implicazioni. E’ essenzialmente il libro del dolore, di un dolore straniante , muto, che colpisce in modo inaspettato, un dolore che ammutolisce e che non si può condividere. Tanto grande è il dolore, altrettanto grande è la solitudine che avvolge i protagonisti, che pur vivendo in mezzo agli altri non riescono a comunicare più di tanto e spesso i loro tentativi si risolvono in scacchi. . Sono tratteggiati nel corso della lunga vicenda tanti bei personaggi con le loro infinite storie,i loro sogni, le loro speranze e non ultima la famosa Selma Lagerlöf, nume tutelare di questa vicenda. La trama ha anche un percorso circolare : l’inizio e cioè la direzione del concerto di Natale da parte del giovane ed affermato musicista Victor chiude e salda i conti con il passato, con quel dolore che ha così sconvolto la vita di suo nonno e di suo padre e condizionato in parte la sua. Solo scavando nel profondo della sua storia riuscirà a far emergere le radici del proprio io, della propria ragione di esistenza.
L'oratorio di Natale
Un romanzo NON per tutti, molto intenso quanto pervaso di tristezza. Uno di quei libri in grado di lasciare una traccia profonda nel lettore. Personaggi come Solveig e Sidner sono per molti nella galleria dei personaggi più memorabili della letteratura del Novecento.
«Uno dei più importanti scrittori nordici di sempre.» – Per Olov Enquist
«Uno dei romanzi più belli del secolo scorso.» – Goffredo Fofi
«Un romanzo meraviglioso.» – Washington Post
«Raccontare l’esperienza del sacro non è facile ma Tunström ci è riuscito con terrena sapienza e libera ispirazione.» – Avvenire
Musicista di fama internazionale, Victor Nordensson torna dopo tanti anni a Sunne, la cittadina di provincia svedese dov’è nato, per dirigere l’Oratorio di Natale di Bach con un’orchestra di dilettanti. Se ha accettato l’incarico è per saldare un debito con il passato, per realizzare un sogno sognato prima ancora che lui nascesse, ma soprattutto per ritrovare le sue radici di artista e di uomo. Dove comincia un essere umano, fino a dove risale la sua storia, quali avvenimenti gli hanno «aperto i canali dell’anima», facendo sì che tutte «quelle parole, quei pensieri congelati» che si portava dentro si sono sciolti in musica? È dalla morte di Solveig, cinquant’anni prima, che tutto ha inizio: Solveig è passata sulla terra spargendo attorno a sé gioia, carezze, parole, musica. È lei, la moglie di Aron, l’americana, che ha insegnato a Sunne l’uso di baciarsi alla luce del sole, è lei che ha lanciato il progetto dell’Oratorio di Natale, interrotto alla vigilia dell’esecuzione, dopo dieci anni di prove, dall’incidente che l’ha uccisa. È dall’esperienza di quel lutto, di un dolore totale, che Tunström fa discendere la storia delle tre generazioni dei Nordensson: Aron, Sidner e infine Victor. Una storia che spazia dalla Svezia alla Nuova Zelanda, all’inseguimento di quell’amore e di quella tenerezza che hanno perduto, di quella vita da cui la cortina del dolore li ha separati. «Cattedrali di sogni e di idee», dice Tunström, si nascondono dietro l’apparente banalità della vita, cattedrali che si innalzano verso quella luce e quella speranza che risuonano per tutto il romanzo nella musica di Bach.
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Autore:
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Traduttore:
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Editore:
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Collana:
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Edizione:7
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Anno edizione:2016
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