Il breve saggio di Marcello Flores è un compendio sui diritti umani. La prima parte racconta il cammino impervio, tra la fine del XIX secolo e il 1948, tra colonialismo e secondo dopoguerra, che giunge alla proclamazione dell’universalità dei diritti umani. La parte centrale si concentra sulla commissione presieduta da Eleanor Roosevelt e sulle discussioni intorno al “genocidio”. Nella seconda parte Flores si occupa degli Stati che oggi negano l’universalità dei diritti umani: Cina, India, Russia. Il capitolo più interessante, a mio avviso, è quello sulla Cina che, agli inizi del XXI secolo, ha contrapposto ai diritti umani universali i “valori asiatici” di stampo confuciano. La terza parte contiene il lessico indispensabile per il nostro tempo. Flores fornisce una definizione ed estratti di libri, capitoli, siti, sui concetti oggi dibattuti: apartheid, colonialismo, crimini di guerra, genocidio, pogrom, sionismo. Non si capisce su cosa si basa la scelta degli estratti forniti. Inoltre, a mio avviso, si sarebbe potuto sostituire “sionismo” con “crimini contro l’umanità”. Nel complesso, un libro utile e da leggere.
Le parole hanno una storia. Apartheid, colonialismo, crimini di guerra, genocidio, pogrom, sionismo
«La cultura dei diritti umani ha bisogno, in questa fase storica, di fare un salto di qualità analogo a quello che è avvenuto dopo il 1945, per uscire da un tunnel di violenza che sembra inarrestabile. La corretta definizione delle parole è uno degli strumenti fondamentali di analisi e confronto, di formazione e acquisizione del sapere e, in ultima istanza, di tutela della democrazia e della convivenza civile». Quando pronunciamo parole come apartheid, colonialismo, crimini di guerra, genocidio, pogrom, sionismo, sappiamo esattamente a cosa ci riferiamo? Ne comprendiamo appieno il significato, la storia, le implicazioni? Le parole non sono solo uno strumento per comunicare, ma innanzitutto una classificazione e una riorganizzazione dell’esperienza sensibile, in relazione a conoscenze, competenze, valori. Questo è vero ancora di più quando ci inoltriamo nella sfera dei diritti umani, cui ci riconduce il piccolo vocabolario selezionato per questo volume da Marcello Flores. È bene entrare in questo ambito con cautela, senza approssimazioni né banalizzazioni, maneggiando con cura concetti che hanno alle spalle una storia ben precisa. La Dichiarazione universale dei diritti umani, la Convenzione sul genocidio, le quattro Convenzioni di Ginevra sulla protezione dei feriti, sui prigionieri di guerra, sulla protezione dei civili e delle donne sono alcuni dei testi fondamentali che, elaborati dopo la fine della seconda guerra mondiale, diventano punti di riferimento per la società civile e democratica. Una rivoluzione, nata dalla convinzione che occorre limitare il ruolo degli Stati, legandoli a valori che appartengono all’umanità, che vanno oltre le differenze storiche, culturali, religiose e politiche. Ma che ne è oggi dei diritti umani? Quali misure sono prese per prevenire o interrompere possibili genocidi? A cosa si deve la ripresa del razzismo e dell’antisemitismo, perfino in Europa? Non è facile essere ottimisti, ma è proprio in una situazione di questo tipo che il ruolo dell’opinione pubblica e delle organizzazioni non governative diventa fondamentale per una nuova offensiva della cultura dei diritti umani, ormai diventata puro discorso retorico. È in quest’ottica che si rivela cruciale recuperare la solidità e la concretezza di parole e concetti chiave. L’obiettivo di questo lavoro è consentire un confronto di idee lucido, impedire paragoni discutibili, favorire giudizi meno arbitrari: le parole hanno una storia, e solo se adoperate con questa consapevolezza si fanno vero motore di cambiamento, lo strumento più prezioso e potente anche per fare la storia.
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Anno edizione:2025
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Giorgio 23 agosto 2025I diritti umani
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