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Un paese fantastico, abbandonato a una perenne festa insensata, retto da un nano mostruoso e incline alla metafisica, è lo scenario naturale dell’arte narrativa di Wilcock, scrittore che è oggi uno dei più singolari e poliedrici della nostra letteratura.
Dei racconti di questo libro i più recenti hanno quindici anni, i meno recenti trenta: tanto ci vuole perché la realtà raggiunga l’invenzione, o l’invenzione la realtà. Nell’intenzione dell’autore dovevano costituire un campionario di tecniche tradizionali, non escluse quelle ancora future; peraltro erano scritti in spagnolo. Nel 1959 Wilcock ne ricavò una versione italiana, smussata e leggermente condensata, con il titolo Il caos, da lui giudicata ora del tutto insufficiente; ha perciò deciso di riscrivere i suoi racconti, ripresentandoli come avrebbero dovuto essere.
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“Parsifal” è una raccolta di quattordici racconti del poeta, scrittore, critico letterario e traduttore argentino naturalizzato italiano Juan Rodolfo Wilcock [1919-1978]. Di padre inglese e madre argentina di origine italiana, Wilcock, quando si stabilì in Italia nel 1958, era già noto negli ambienti letterari, avendo pubblicato in lingua spagnola diverse poesie e vari racconti. Fu legato da grande amicizia con Jorge Luis Borges, Adolfo Bioy Casares e Silvina Ocampo. In questa raccolta del 1974 della Adelphi sono racchiusi tutti i racconti che Wilcock già aveva raccolto in un suo altro libro del 1959, “Il caos”, comprendente tutti quei racconti da lui scritti nell’arco del trentennio precedente. Lo scrittore argentino, infatti, ritenendo la raccolta del 1959 insufficiente, ripresentò gli stessi racconti (tranne il racconto breve “Ricordi di gioventù”), riscrivendoli, come secondo lui avrebbero dovuto essere, nella raccolta del 1974. I racconti di “Parsifal” sono veramente grotteschi, singolari, alcuni di essi addirittura permeati di un cinismo e di una crudeltà senza eguali. In queste novelle, Wilcock, attraverso l’espediente del fantastico, tentò anche di indagare a fondo l’ambiguità dell’animo umano, con quello spirito salace e sarcastico che lo contraddistingueva e che solo un autore “senza paura” come lui poteva cercare di dominare con tanta elasticità e maestria mentale: vere e proprie pietre miliari della letteratura italiana come “I donghi”, “La festa dei nani”, “Il caos”, “Felicità” (“Trenti re”, nella vecchia stesura), “Affondamento” (“Sommersione”, nella vecchia stesura), ma non solo, non credo che potrebbero essere più riscritte oggi, in un periodo storico di appiattimento ormai generale delle coscienze e delle intelligenze. Edizione Adelphi già fuori produzione da un bel po’, quindi introvabile, se non nell’usato e a carissimo prezzo. Si spera, pertanto, al più presto, in una nuova edizione dei racconti, visto che Adelphi sta ristampando per intero, anche se molto lentamente, l’opera di Wilcock. Consiglio vivamente l’acquisto di questa raccolta che rimane ancora oggi un capolavoro assoluto e insuperato.
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