Prendete un terzo di C.S.I. (potete tranquillamente scegliere una delle tre serie, quella che preferite!); aggiungete un pizzico di sentimentalismo alla Grey's Anatomy, due gocce di Karate Kid (togli la cera- metti la cera!) e, infine, uno qualunque dei tanti remake di "Non aprite quella porta". Agitate tutto per bene, versate in un bicchiere e mandate giù. Ecco, a questo punto sarà come aver letto questo libro! È il primo romanzo che leggo di quest'autrice, quindi confido nel fatto che, col tempo, abbia migliorato il suo stile narrativo, altrimenti sono dolori! La storia inizia con il rapimento di due ragazze che si sono incontrate in un bar di Torino e hanno bevuto assieme. Uscite dal bar, la prima, Giud (che poi sarebbe Giuditta, ma l'autrice, evidentemente, deve avere una preferenza per i nomi stranieri!) vuole gettarsi nel Po, mentre la seconda si ritrova ad essere inseguita da un maniaco che, tanto per non correre rischi, le cattura entrambe. Delle due ragazza, la prima viene risparmiata, mentre la seconda viene uccisa. Poco prima di morire, però, dà a Giud un indirizzo. Giud riesce e viene trovata e salvata da Giovanni, detto Giò (ancora?). I due corrono all'indirizzo che la ragazza morta aveva dato a Giud e trovano una bimbetta di 5 anni. E qui...fine del thriller e via ai sentimentalismi: Giud è cresciuta in un orfanotrofio e non vuole che alla bambina succeda la stessa cosa, così lei e Giò (che nervoso!) decidono di indagare per capire chi ha ucciso la madre, chi sono i nonni, chi è il padre e, ovviamente, si prendono cura della bambina. I nonni non la vogliono e quando Giud riuscirà a rintracciare il padre, salterà fuori una storia che definire assurda è poco! Arrivata a pagina 80 avevo già capito chi era l'assassino. Il che, ovviamente, ha reso poco piacevole la lettura. Alla fine di quasi tutti i capitoli, l'autrice, forse per fuorviare il lettore (non ci riesce, ve lo assicuro!) tiene a ribadire il concetto che Giud ed Emma, questo il nome della bambina, non sono salva, anzi... Cosa fa Giò nella vita? L'insegnante di arti marziali. E ovviamente, si premura di mettere a parte della sua arte Giud! Il finale è degno, come detto, di un film horror: Giud viene nuovamente rapita, torturata, Giò corre in suo soccorso, Giud riesce a scappare, il rapitore muore e tutti vissero felici e contenti! Dire che questo libro è la banalità fatta parola mi sembra riduttivo.
La paura
Un grande thriller dall'autrice del bestseller Il carneficeMigliaia di lettori ne sono caduti vittimaUn capanno lontano dalla città e avvolto nel buio. Due ragazze legate a una sedia, una di fronte all’altra. Cos’hanno in comune? Apparentemente nulla. Solo una serata trascorsa a bere nello stesso bar di Torino. Eppure qualcuno le ha stordite, rapite e rinchiuse entrambe in un luogo che odora di morte. E con implacabile e spietato calcolo si accanisce contro una di loro, torturandola fino a ucciderla. Ma non Giuditta: l’ignoto carnefice ha deciso di risparmiarla e lasciarla andare. Pur sconvolta e sotto shock, in mente ha un solo obiettivo: allontanarsi dalla casa delle torture e mantenere una promessa. «Via Exilles 12. Emma. Promettilo. Emma»: le ultime parole della ragazza rapita insieme a lei. La sorpresa non tarderà ad arrivare: Emma è una bambina di soli cinque anni e la casa in cui vive rivela torbidi e inquietanti particolari sulla madre che non vedrà mai più. Un lavoro in un ambiguo locale, tanti soldi in contanti di dubbia provenienza, nessun legame. Ma cosa nascondeva nel suo passato? Chi può avere avuto una ragione per vendicarsi di lei? Giud inizia a cercare, scavare, indagare nella sua vita, senza che nulla emerga. Qual è il particolare che le sfugge e che potrebbe dare un senso a ciò che è accaduto? Forse è qualcosa di importante, qualcosa che la sua memoria ha voluto rimuovere…Due donne rapite. Un sadico omicidio. Chi è il cacciatore e chi la preda?Francesca Bertuzziè nata a Roma nel 1981. A 22 anni ha conseguito il master biennale in “Teoria e Tecnica della Narrazione” alla Scuola Holden di Torino. Ha seguito un laboratorio di regia diretto da Marco Bellocchio e Marco Müller. Negli ultimi anni si è dedicata alla scrittura cinematografica, vincendo premi e riconoscimenti internazionali con diversi cortometraggi. Ha diretto e montato il backstage del film Vallanzasca – Gli angeli del male di Michele Placido e attualmente sta lavorando a due sceneggiature cinematografiche con produzioni internazionali. Con la Newton Compton ha esordito nel 2011 con Il carnefice, che ha riscosso un grande successo, vincendo anche il premio letteratura e cinema Roberto Rossellini 2011.
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Dopo una serata trascorsa a bere in un bar in preda a pensieri suicidi, Giuditta si ritrova in un capanno, legata ad una sedia ed imbavagliata. Davanti a se, immobilizzata nelle stesse condizioni, una ragazza, che Giuditta aveva visto ubriacarsi fino a poco prima nel medesimo bar. Una fine terribile aspetta questa donna, torturata fino alla morte sotto gli occhi di Giuditta, la quale viene invece lasciata scappare. Prima di morire la ragazza riesce a pronunciare solamente un nome ed un indirizzo. Sicuramente un thriller intrigante e coinvolgente. A tratti mi sono però innervosita, alcune situazioni mi sono sembrate davvero paradossali ed irrealizzabili, sono rimasta stupita dal taglio che l’autrice ha voluto dare a questo giallo dove non ci sono polizia o investigatori ad effettuare le indagini. La Bertuzzi riesce comunque nell’intento di far affezionare il lettore ai protagonisti ed a produrre una trama originale e ricca di colpi di scena inaspettati. Insomma, thriller consigliato, l’inizio è veramente ottimo, la psicologia dei protagonisti è abbastanza approfondita, anche se lo sviluppo della trama cade, a mio avviso, troppe volte nell’ inverosimile.
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Un thriller bene costruito e ricco di suspense. I capitoli sono brevi e non riesci a smettere di leggere. La scrittura e fluida e mai banale. Da tenere nella libreria di casa
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