Per un approccio poetico e narrativo nelle relazioni di cura
L’interlocuzione narrativa e poetica nella pratica di cura sprona a condividere il piacere della parola, a fare sosta sulle parole, per riscoprirle, per ritrovare parole intere, non frantumate, per ri-leggere la propria realtà in maniera attenta, meditata. La poesia, in particolare, può costituire una sorta di antidoto all’uso spesso a-critico e poco consapevole della parola, a comunicazioni fondate sulla velocità, su schemi cognitivi e linguistici stereotipati e standardizzati. Il lavoro di cura ha in sé una bellezza alla quale non possiamo rinunciare. Siamo allora chiamati ad attingere maggiormente a linguaggi estetico-espressivi, che richiamano il pensiero divergente, quello che affonda le sue radici nell’immaginazione, elemento irrinunciabile per concretizzare e vivere autenticamente la nostra pratica di cura, per aprirci al dialogo e all’incontro con l’altro, per offrire ai nostri interlocutori opportunità evolutive. È qui che si situa la parola poetica, per procurarci nuove rinascite simboliche, per aiutarci a fiorire, a portare a compimento ciò che alberga in noi solo in modo abbozzato.
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Anno edizione:2024
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