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Protagonista non è il pianista Wladyslaw Szpilman, interpretato da un magnifico Adrien Brody, protagonista non è la musica di Schubert o Chopin, protagonista non è l'Olocausto né la guerra, ma la fame. La fame che rende disperati, a volte cinici, a volte vigliacchi, a volte approfittatori, a volte disumani... Tutto il resto è solo un tristissimo contorno, la musica può elevar lo spirito fino a Dio, ma un pezzo di pane e un pò di patate sono vitali e per ottenerli si fa di tutto... Si vende, per pochi soldi, il proprio amato e prezioso pianoforte, si lascia da parte il proprio orgoglio di uomini, si lascia che si calpesti la propria dignità di essere umani, si rischia, magari attraversando un confine o un muro, la propria vita, si fugge da codardi piuttosto che combattere il nemico, come accade al protagonista... L'istinto di sopravvivenza appartiene al nostro mondo, alla nostra natura, e in situazioni disperate, come la guerra, esce fuori calpestando tutti gli altri valori... Roman Polanski con una regia semplice ma sincera, ci racconta col cuore e col sentimento la storia di Szpilman, pianista di Radio Varsavia prima, durante e dopo la guerra. Nella prima parte, a livelli altissimi, viene letteralmente vissuta, più che esposta, l'evoluzione dell'assurda tragedia umana del popolo ebraico. Nella seconda, più "monotematica", vede il protagonista alla ricerca disperata di un rifugio e di una qualsiasi cosa da mangiare... Soltanto la musica (e la fortuna, nel senso del "caso") l'accompagnerà sempre, prima dopo e durante, salvandolo in ogni situazione. "Il Pianista" è un capolavoro, poetico come la musica e disperato come la fame.
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